Manuale di Cartografia Topografica (Parte I)

Sapersi orientare sulla mappa, capire dove si è, oppure, quando ci si trova in un altro luogo, sapere immaginare come sarà l’ambiente quando ci troveremo su un punto della carta, conoscere e sapersi aspettare una certa inclinazione del pendio, sapere cosa si vedrà da un certo punto, come sarà la forma del rilievo…

La mappa si arricchisce quindi di quote e punti quotati. Ecco che compaiono i sentieri.
Sulle carte topografiche vengono utilizzate le isoipse (chiamate anche curve di livello) per dare informazioni dettagliatissime sulla ‘forma del rilievo’, ovvero l’andamento e l’inclinazione dei versanti, dei fiumi, delle strade e di tutto ciò che sia rappresentato sul foglio di carta…

Interpretare le carte topografiche con naturalezza.
Forma del rilievo, coordinate, profilo, bacino idrografico…

Stefano Rossignoli estate-autunno 2010

Parte I

– Introduzione
– Proiezioni, misure e scala
– Le Isoipse o curve di livello

Puoi consultare il manuale gratuitamente,

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Grazie!

Introduzione

Cosa vuole dire interpretare una carta con naturalezza?
Sapersi orientare sulla mappa, capire dove si è, oppure, quando ci si trova in un altro luogo, sapere immaginare come sarà l’ambiente quando ci troveremo su un punto della carta, conoscere e sapersi aspettare una certa inclinazione del pendio, sapere cosa si vedrà da un certo punto, come sarà la forma del rilievo…
Ad alcune persone viene naturale e normalmente sono individui che sono cresciuti con le mappe in mano.

Frequentando, anche se non più da studente, la facoltà di Scienze Naturali (in cui bisogna sostenere un esame di cartografia) mi sono reso conto però che sono davvero poche le persone in grado di leggere una carta topografica o di aiutare efficacemente un allievo in difficoltà.

Con un po’ di presunzione, ammetto che gli studenti che ho aiutato in questa materia (che sono diverse decine) sono sempre arrivati ad un buon livello di preparazione ed hanno tutti (tranne uno) superato l’esame tranquillamente.
Così ho deciso di mettere a disposizione qualche istruzione per chi volesse cercare di approfondire questo argomento da autodidatta via web.
Mi sento in dovere di raccomandare che il modo migliore per imparare ad usare una carta è quello di vagare in un ambiente naturale sconosciuto o quasi, con il solo ausilio della mappa, degli occhi, delle gambe e ovviamente del cervello, osservando l’ambiente e parallelamente la carta.
Solo così, col tempo si imparerà ad utilizzare appieno le potenzialità di una buona mappa e magari a pianificare una gita osservando questo foglio apparentemente così complicato.

Se volete però cominciare con un manuale, l’inizio sarà un po’ meno bello, ma vi auguro di poter poi godere della chiarezza e bellezza di questi strumenti che sono le carte topografiche…

Un ultimo appunto riguarda l’uso del manuale per i daltonici a cui ho fatto ‘ripetizioni’ di cartografia solo in due casi e che percepiscono i colori in modo sfalsato rispetto alla media.
Le mappe che utilizzo sono autocostruite e in bianco e nero. La sezione sulle coordinate utilizza scorci di tavolette IGM in due colori, Nero e Viola.
Le indicazioni che ho disegnato io le ho fatte in nero o in rosso e comunque con un solo colore, quindi si tratta solo di distinguere un colore dal nero.
Inoltre la distinzione dei colori nelle mie indicazioni non è mai importante e dovrebbe funzionare.

In caso contrario mandatemi una mail in cui mi spiegate i problemi che avete riscontrato e cercherò di risolverli nel limite del possibile!

Proiezioni, misure e scala

Parlando di mappe del nostro pianeta, su tutti i testi (specialistici e non) viene sottolineato che rappresentare quindi proiettare su un foglio piatto la superficie del nostro pianeta che è più o meno una sfera, è un problema che porta inevitabilmente a delle imprecisioni nella rappresentazione e quindi anche nell’interpretazione.
Non starò qui a spiegare come si è cercato di rimediare a questo problema, ma mi limito a dire che le carte che troviamo in vendita nei negozi sono sufficientemente precise e sono più precise, quanto più rappresentano un’area molto piccola del ‘terreno’.

Ovviamente un’ottima mappa è pur sempre un’approssimazione del territorio, quindi non possiamo pretendere un dettaglio perfetto, ma dovremo abituarci e anche accontentarci di quel che potremo ricavare dalla sua lettura.

E’ ovvio che in una mappa viene rappresentata un’area molto più grande di quella che vediamo nelle nostre mani…

Se 1cm sulla carta rappresenta 250m (cioè 25.000cm) si dice che la carta è in scala 1:25.000
Se 1cm sulla carta rappresenta 100m (cioè 10.000cm) si dice che la carta è in scala 1:10.000
…e così via…

Questo rapporto che trovate sempre tra le informazioni scritte sulla cornice della carta, o comunque in legenda, si chiama scala.

L’orientazione della mappa

Le carte topografiche, così come quasi tutte le mappe sono sempre orientate col Nord N verso l’alto e di conseguenza il sud S verso il basso, l’ovest W a sinistra e l’est E a destra.

Ho evidenziato due cose:

il quasi perchè il Nord che viene indicato nelle mappe è il nord geografico che differisce dal Nord magnetico che è quello che invece viene indicato dalla bussola.
I ‘due’ nord sono diversi perchè è insito nel campo magnetico terrestre avere delle variazioni e quindi non avere un posto fisso.
Normalmente per orientarsi sulle nostre mappe (ovvero quelle italiane) l’uso della bussola è sufficiente perchè le direzioni verso il nord magnetico e il nord geografico quasi coincidono, ma più ci si avvicina al nord la differenza tra i ‘due nord’ diventa sempre maggiore. Ma questo è un semplice problema geometrico che vi lascio risolvere da soli!!!
Sulla mappa comunque in legenda o sulla cornice sono indicati i dati per ricavare la differenza tra i ‘due nord’. E’ indicato l’anno di produzione della carta e l’angolo di declinazione magnetica, ovvero di quanto si discosta annualmente il Nord magnetico da quello geografico.

La seconda cosa che ho evidenziato sono i simboli N S W E
. Vengono utilizzati a livello internazionale per descrivere una direzione sulla carta o un’orientazione. Per dire che una traccia va verso sinistra, ad esempio, diremo che va ad ovest W, se invece punta lievemente a sud ma con direzione predominante verso ovest diremo che va a ovest-sud-ovest WSW. Se punta a metà tra ovest e sud diremo che va a sud-ovest SW Queste lettere sono ovviamente le iniziali dei punti cardinali. La W è l’iniziale di ‘west’, cioè la parola ‘ovest’ in inglese.

Ma ora basta!!! Osserviamo una mappa e la sua simbologia!

Dario

Eccolo qui, il nostro foglio di carta in cui (per ora) c’è un quadratino nero col quale è indicato solo un’alpeggio di cui è scritto anche il nome in stampatello!
Siamo in montagna quindi. Sulle Alpi! Immaginiamo di trovarci proprio lì!
Dove c’è un alpeggio cresce ancora l’erba, quindi non saremo troppo in alto. Di sicuro sotto i 3000m. Sappiamo che il nord è sopra la scritta, il sud è sotto e così via…

Punti

Ora abbiamo già più idea di come è il luogo:

ad est dell’alpeggio c’è un lago; si chiama Ivana. Il torrente che si immette nel lago e che poi esce, ha le sue sorgenti (tratti molto sottili) a nord-ovest e si chiama Bea.
E’ orientato da nord-ovest a sud-est (NW-SE).
Le sue sorgenti sono in prossimità delle montagne Monte Paola e Lu. Il torrente scende verso sud-est, quindi sappiamo già che il lago è ad una quota più elevata del fiume di fondo valle (il Fiume Elena) molto grande rispetto al torrente.
Un fiume scorre sempre in una valle più o meno ampia! Di fianco al fiume, alla sua destra c’è indicata una strada orientata SSW-NNE Il tratteggio indica un tratto in galleria.
A nord-nord-est (NNE) dell’alpeggio c’è il Pizzo Vero.

Va bene. Già così abbiamo montagne a nord e un fiume di fondo valle ma quanto sono alte queste montagne?
In cartografia vengono spesso usati i punti quotati

Punti quotati

La mappa si arricchisce quindi di quote e punti quotati.
Grazie ai punti quotati è anche facile indicare la quota di villaggi (Vero m2650) che ‘guarda caso’ si trovano molto vicini ad un corso d’acqua, picchi senza nome come quelli a m3642 o a 3500, oppure indicare la quota di una montagna come Paola m4000 o di un colle (Colle della Vero m3240).
Spero abbiate notato che le Montagne più alte formano quasi un arco intorno alla zona del lago e del nostro alpeggio.
Potremmo già quindi aspettarci di vedere una serie di cime dal luogo in cui ci troviamo, semplicemente guardando verso nord oppure voltandoci verso nord-ovest.

Ci sarà pur un sentiero per arrivare all’Alpeggio Dario, no?

Sentiero

Ecco che compaiono i sentieri.
A dire il vero, una strada secondaria dal fondo-valle sale verso NW al villaggio Cristina (quotato mediamente a m900).
A SW di questo villaggio c’è una chiesa (quadratino nero con croce). A NE del villaggio invece parte un sentiero facile indicato col tratteggio che procede inizialmente con ampi tornanti e poi si divide in due tracce:
una verso ovest che raggiunge un piccolissimo villaggio (Piano in prossimità del torrente Daniele)
e una verso nord che porta all’alpeggio Dario.
Appena attravrsato il torrente Bea, la traccia si ramifica ancora e a nord-ovest si può salire al villaggio Vero o avvicinarsi ai monti Paola e Lu!
Entrambi i sentieri proseguono e diventano puntinati (segno di difficoltà più elevata che potrebbe essere per escursionisti esperti o addirittura per alpinisti).
Uno prosegue e scollina sul Colle della Vero m3240, l’altro sentiero invece si perde…

Le ‘isoipse’ o curve di livello

Ora immaginiamo di voler andare a ‘Piano’ in gita.
Sarebbe bello, ma cosa dobbiamo aspettarci? Di sicuro un sentiero facile, non particolarmente pericoloso, altrimenti sarebbe puntinato, ma non sappiamo a che quota è il villaggio, quindi quanto dislivello bisogna superare e che inclinazione ha il sentiero che dovremmo percorrere. Sarà tutto in salita? O in discesa? Oppure in piano, magari a mezza-costa?
Per come è raffigurata la nostra mappa, per ora non possiamo ottenere molte informazioni, se non la direzione del sentiero e la presenza di un bivio poco dopo che saremo partiti dall’abitato di ‘Cristina’.
In realtà, se vogliamo ben vedere, all’inizio e alla fine, il sentiero prosegue a tornanti e di solito questo tipo di curve si trovano sui tratti ripidi.
Ma non serve improvvisare!
Sulle carte topografiche vengono utilizzate le isoipse (chiamate anche curve di livello) per dare informazioni dettagliatissime sulla ‘forma del rilievo’, ovvero l’andamento e l’inclinazione dei versanti, dei fiumi, delle strade e di tutto ciò che sia rappresentato sul foglio di carta…

Cosa è una isoipsa

Un’isoipsa è una linea.
Il termine deriva da due parole greche isos=uguale e hypsos=altezza.
Un’isoipsa quindi è una linea che unisce, o è formata da punti alla stessa altezza, o meglio, alla stessa quota.
Se noi potessimo idealmente camminare su una isoipsa, in qualsiasi territorio, cammineremmo in piano, senza mai salire nè scendere.
Una isoipsa ci dirà quali punti di un versante sono alla stessa quota.
Una serie di isoipse ci farà capire con più o meno precisione a che quota sarà un punto (o un villaggio come ‘Piano’) compreso tra due isoipse o a che quota è un punto sopra una di esse…
Imparare ad interpretare correttamente e soprattutto istintivamente queste linee ci dà la possibilità di aver un’idea di come è il territorio che osserviamo sulla carta, addirittura in tre dimensioni!
Le isoipse però non bastano.
Per dare un’idea in 3D della zona rappresentata sulla carta vengono utilizzati artifici come immaginare che la zona sia illuminata dal sole da una certa angolazione e quindi alcuni versanti risulteranno in ombra ed altri in luce. Questo può facilitare ad esempio l’individuazione di linee di cresta che separano vallate differenti…

Qualche esempio:

Esempio Vale e Chiara

Le figure A e B sono molto simili tra loro, ma riportano due casistiche completamente diverse tra loro:
Entrambe mostrano una serie di isoipse lievemente arcuate e più o meno nella stessa posizione è rappresentata una baita (o comunque un edificio in muratura).
Vale a sinistra e Chiara a destra.
Come vedete le isoipse sono tutte quotate. Quei numeri indicano i metri sopra il livello del mare.
Vale si trova a metà strada tra le isoipse 200m e 300m quindi possiamo presumere che sia ad una quota di circa 250m.
Chiara quindi si troverà a circa 450m essendo a metà strada tra le isoipse 400m e 500m.
Ho tracciato le due frecce che puntano a SE per evidenziare che se uno si volesse spostare nella direzione della freccia, nella figura A dovrebbe salire, mentre nella figura B dovrebbe scendere.
Figure simili, ma pendenze del terreno completamente diverse!

E’ molto facile un caso del genere in cui le isoipse sono tutte quotate.
Purtroppo però devo precisare che non essendoci spazio sufficiente, sulle carte, le isoipse (che a volte sono molto fitte) non sono tutte quotate, ma c’è sempre il modo per arrivare a determinare la quota di un punto o la pendenza di un versante.

Vi faccio un esempio sfruttando la stessa situazione di prima:

Esempio esteso

Nella figura C vedete come sia facile capire che seguendo la direzione della freccia si salirà. Infatti abbiamo la Baita Vale che è quotata a 250m ed una sola isoipsa quotata, quella a 500m. Incrociando i due dati abbiamo sufficienti informazioni per capire come sarà la zona rappresentata.

Nella figura D è rappresentato un caso più complesso, ma che non è altro che l’insieme di due casi simili ai precedenti e leggermente estesi…
Compare un punto quotato ‘Ste m680’ tra le due baite ‘Vale’ e ‘Chiara’ (più o meno come quando vado a prendere il caffè con queste mie due inseparabili amiche!!!)

Immaginate di muovervi da Vale a Chiara passando da Ste:

Si partirà a quota 250m sul livello del mare e si salirà fino a 680m di Ste incrociando, in ordine, le isoipse 300m, 400m, 500m e 600m. Da Ste si riincrocia la 600 poi la 500 (quindi abbiamo ripreso a scendere subito dopo aver raggiunto Ste… e poco dopo, a circa 450m di quota raggiungeremo Chiara!

Avrete notato che le isoipse che ho rappresentato sono sempre a 100m di dislivello l’una dall’altra. Questo dato si chiama equidistanza delle isoipse …anche se a mio parere dovrebbe chiamarsi equidistanza verticale.

L’equidistanza delle isoipse di solito è indicata nella legenda che deve essere sempre presente, più o meno ricca, su ogni carta topografica.
Se non è indicata, l’equidistanza è facilmente ricavabile controllando quante isoipse ci sono tra due punti quotati…

Qualche precisazione

Avrete notato che negli ultimi esempi l’isoipsa 500m ha un tratto più marcato.
Una isoipsa del genere si chiama direttrice e le altre si chiamano intermedie…
In carte a grande scala (es 1:10.000 – 1:25.000 come ad esempio nelle tavolette IGM dell’istituto geografico militare) le direttrici di solito sono ogni 100m e le intermedie ogni 25m, il tutto per avere un migliore dettaglio del territorio…

Ora vediamo la nostra mappa ‘dotata’ di isoipse e non solo!
Perdonate qualche imprecisione ma la zona è tutta inventata, immaginata e riportata a mano sulla carta.

mappa_demo_high
Mappa di esempio: scarica immagine in scala
…forse sarà utile stamparla per averla sempre sott’occhio…

Sembra diventata più complessa, ma è solo così che abbiamo i dati che ci serviranno per pianificare la nostra gita al Villaggio Piano…

Prima di pianificare però vediamo subito in basso (il lato sud della mappa) la scala che è di 1:50000 e di fianco c’è anche una rappresentazione di quanti sono 2 km sulla nostra carta. Questo ci da già l’idea dell’estensione dell’area rappresentata, ovvero circa 100km quadrati , circa 10x10km di lato.

Di sicuro è facile riconoscere le isoipse. Si notano le direttrici più marcate e le intermedie sono presenti in numero di una tra due direttrici…
Quanto sono equidistanti?
Con un po’ di intuito si nota che le direttrici sono ogni 100m di dislivello e le intermedie sono a 50m di dislivello dalle direttrici.
Se la cosa non vi è venuta immediata, nessun problema.
Potete prendere due punti quotati, ma è ancora meglio due isoipse quotate e contare quanti spazi ci sono tra le direttrici che si trovano in mezzo e poi dividere il dislivello tra le isoipse quotate per il numero di spazi tra le direttrici che servono per giungere da una all’altra…
E’ più facile con un esempio:

mappa_demo_equidistanza_isoipse

Ci troviamo tra due isoipse quotate sulla parte SW della carta in cui è anche presente quella fascia di pallini neri (di solito più grandi dei punti quotati!) che sta ad indicare un confine comunale.
Per arrivare dalla 1000 alla 2000 incrociamo 9 isoipse direttrici (che ho puntinato in rosso) Queste separano i 1000m di dislivello in 10 spazi, quindi l’equidistanza tra le direttrici corrisponde a 1000/10, ovvero 100m di dislivello.
Le intermedie (come dice già la parola) stanno a metà, quindi a 50m dalle direttrici!
Ricordatevi che stiamo parlando di dislivelli, quindi di distanze in verticale e non in orizzontale!!!

In alternativa, visto che non è sempre possibile trovare due isoipse quotate così vicine e ‘comode’, si possono usare un’isoipsa e un punto quotato, ecc… Consiglio poi di fare questo almeno un paio di volte sulla carta, in zone diverse e incrociare i dati per verificare di non aver commesso errori nel valutare l’equidistanza. Ovviamente, quando è tutto specificato in legenda, risulta tutto più semplice e veloce. Con l’esperienza (e inizialmente con molta attenzione) imparerete a valutare immediatamente questo parametro.

Esempio di un errore che qui è volutamente banale ma l’ho visto fare più volte in situazioni più complicate:

mappa_demo_equidistanza_isoipse_2

In questo caso l’esempio è semplice: La quotatura delle isoipse parte dalla 2000 più a nord e, andando verso sud, viene trascurato che la 2700 si incrocia due volte di fila (il che significa che si supera la linea di ‘cresta’ detta più precisamente linea spartiacque (termine che riprenderemo in seguito), ovvero si sale sopra i 2700m (non raggiungendo i 2800m) e poi si ridiscende da un altro versante.
Credo sia chiaro che la isoipsa quotata erroneamente 2800 è invece nuovamente la 2700 e quella indicata dai punti di domanda è la 2600. …e così i conti tornano!!!

Ma arriviamo finalmente a pianificare la ‘nostra’ gita a Piano

Diciamo che ci avvicineremo in automobile e, divieti d’accesso permettendo, raggiungeremo il piccolo villaggio ‘Cristina’ a 900m di quota.
Dopo aver cercato parcheggio, ci spingeremo fino in fondo alla carrozzabile aspettandoci di trovare un sentiero che vada mediamente in direzione N.
Quando arriveremo a quota 1000m (incrocio del sentiero con isoipsa 1000), ci aspetteremo poi un tratto a tornanti in direzione NW. Il pendio su cui si sviluppa il sentiero sarà piuttosto ripido, in quanto le isoipse 1000, 1100 e 1200 sono molto vicine tra loro (questo vuole dire che in poco spazio orizzontale faremo molto dislivello) quindi,

– Isoipse vicine tra loro indicano terreni ripidi,
– Isoipse lontane tra loro indicano pendenze blande.
…con tutte le varianti del caso…

Arriveremo al bivio e volteremo a sinistra in direz W.
A questo punto il sentiero è quasi parallelo alle isoipse quindi? Essendo le isoipse linee ideali ad una stessa quota, vorrà dire che anche il sentiero procederà più o meno alla stessa quota e piu precisamente tra i 1350m e i 1400m (quota delle isoipse più vicine). Avremo quindi un tratto a mezza-costa.
Io però sono pignolo e devo precisare che a metà del mezzacosta saremo più vicini all’isoipsa 1400 per poi tornare più vicini alla 1350, quindi dovremo aspettarci un tratto iniziale in lieve salita ed uno finale in leggera discesa…il tutto su un pendio non troppo ripido (isoipse lontane tra loro).
Appena prima che le isoipse comincino ad infittirsi (quindi proseguendo a mezzacosta il pendio si farebbe più ripido e facilmente più insidioso), il sentiero piega deciso verso NNW con un tratto ancora a tornanti per poi arrivare al villaggio dove le isoipse (neanche a farlo apposta!!!) sono talmente lontane tra loro che danno l’idea di una pendenza molto lieve o addirittura di un pianoro.
Questa può essere più una notizia di Geografia fisica, ma se notate, il torrente Daniele in corrispondenza di Piano ‘disegna’ delle curve dette meandri che sono solitamente tipiche delle zone pianeggianti…
Arriveremo quindi a Piano, a poco più di 1650m di quota dopo aver percorso 750m di dislivello su un sentiero a pendenza variabile con un mezza-costa intermedio lungo poco più di 2km (vedi scala). Una gita quindi decisamente abbordabile con un poco di allenamento e senza grossi pericoli, da poter affrontare magari anche in famiglia… (Quasi un peccato che questo luogo non esista!)
Da qui si potrebbero ammirare con tutta probabilità da molto vicino le pareti del Monte Lu, Paola e proprio là di fronte a noi, il colle, le creste, il Pizzo e il ghiacciaio della Vero!

Visto che si parlava di isoipse ricapitoliamo come abbiamo ricavato la quota (o elevazione) di Piano:

mappa_demo_quota_piano

Noterete in figura che ho quotato in rosso le isoipse e da qualsiasi punto si parta a quotarle, arriveremo a determinare che Piano si trova sempre tra la 1650 e la 1700, quindi ad una quota intermedia tra queste due.

Bene. Vogliamo maggior precisione? Ad esempio conoscere l’inclinazione dei pendii che risaliremo o che andremo ad attraversare?
Anche qui, con l’esperienza, andremo per intuito ma di sicuro è possibile ed in alcuni casi è meglio avere un rilievo preciso dei versanti…

Manuale di Cartografia Topografica. Parte II
– Il Profilo Topografico
– Le coordinate chilometriche e geografiche

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Grazie.

Andiamo a vedere un ghiacciaio!

Stefano Rossignoli 2 marzo 2010

I bacini di accumulo della Mer de Glace - Foto di Franco Tosolini

Nevica ancora molto in quota, ma sta arrivando la primavera, le giornate si allungano e perchè non andare a guardare come è fatto un bel ghiacciaio?
Da lontano, s’intende!
Per camminare o arrampicarsi su un ghiacciaio è buona norma farsi accompagnare da una Guida Alpina oppure avere un’adeguata esperienza maturata sul campo dopo aver seguito corsi o stage di ghiaccio mirati…Non è mai conveniente fare i ‘turisti della Domenica’ sopra un ghiacciaio

Sta di fatto che se leggete questo articolo state cercando un posto comodo dal quale osservare un ghiacciaio, raggiungibile con una bella passeggiata, o magari pure in seggiovia o funivia…
E magari vorrete anche portarci i vostri pargoli!!!

Per ora ho scelto la Valle d’Aosta perchè la conosco meglio di altri posti, ma in futuro magari ne vedremo altri…

Cominciamo con il re dei luoghi dove osservare un Ghiacciaio: Il Monte Bianco!
Noi Italiani infatti abbiamo la fortuna di vivere a ridosso, o comunque molto vicini alla catena alpina e di ‘avere’ un intero versante del ‘Tetto d’Europa’ dove i ghiacciai e le guglie affilate di granito dominano con netta superiorità i monti circostanti…

In pratica vi darò cinque alternative, più che altro estive, con cui osservare al meglio le bellezze glaciali della Val Veny.

Per raggiungere questa vallata, bisogna prendere l’autostrada del Traforo del Monte Bianco e arrivare a Courmayeur da cui si alza verso sinistra la ripida stradina che con qualche curva ed un paio di tornanti porta su in Valle.
Già salendo da questa strada, arriviamo al primo ‘balcone’ su un meraviglioso e dinamicissimo ghiacciaio: quello della Brenva.
Arrivati infatti nei pressi della chiesetta di Notre Dame de la Guerisonne, si può parcheggiare la macchina e, anche se ancora sulla strada, basta guardare verso nord e lo sguardo si perde , lassù, nella moltitudine di seracchi del ghiacciaio della Brenva.

La Brenva vista dall'alto! (Foto di Franco Tosolini)

Non è raro se si ha un po’ di pazienza, vedere e poi sentire il fragore di una valanga di ghiaccio abbattersi sulla lingua del ghiacciaio sottostante che è quasi interamente coperta da detriti. La lingua del ghiacciaio della Brenva, per questo motivo, viene chiamata ‘Ghiacciaio Nero’ o , all’inglese ‘Debris covered glacier’.
La spessa copertura di detriti causa anche una minore ablazione, quindi i ghiacciai neri si fondono meno dei ghiacciai che non sono ricoperti da detrito…
Le valanghe del Ghiacciaio della Brenva hanno causato spesso dei grossi danni. Sembra impossibile, ma una enorme valanga nell’inverno del 1996 rase al suolo decine di migliaia di alberi del versante opposto al ghiacciaio (proprio quello da cui si guarda!!!)
Poco tempo dopo sempre d’inverno, a causa del distacco di un ‘frammento’ di una guglia rocciosa che si è abbattuto sul ghiacciaio, è scesa un’altra valanga di dimensioni colossali che ha quasi raggiunto il piazzale della funivia di Entreves…

Ma, continuando a salire per la carrozzabile della Val Veny vedrete sul fondo-valle delle guglie aguzze ed isolate. Sono le ‘Piramidi calcaree’ che si trovano quasi alla fine della Val Veny Sotto di loro (ma a metà valle) vedrete due bracci di ghiacciaio (anch’esso un Ghiacciaio Nero), avvolgere una macchia verde fatta di alberi e prati.
Questo è il ghiacciaio del Miage.

Ai casolari della Visaille troverete parcheggio ed una sbarra chiusa sulla strada principale. Da qui, seguendo la strada o un comodo sentiero al suo fianco, potrete raggiungere il laghetto del Miage, splendido esempio di lago periglaciale (cioè sul perimetro del ghiacciaio, appena attaccato ad esso) chiuso tra la lingua del ghiacciaio e l’enorme morena di sponda.
Il laghetto è famoso perchè si può osservare (o meglio si poteva fino a qualche anno fa) il fenomeno del calving e sono frequenti i crolli di blocchi di ghiaccio dentro il lago.
Per questo è consigliabile non avvicinarsi troppo alle rive del laghetto e al ghiacciaio stesso.
I continui crolli del Miage, della Brenva e dei ghiacciai circostanti ci dimostrano quanto questi ghiacciai siano dinamici e si muovano in continuazione.

Le lingue dei ghiacciai del Miage e della Brenva scendono dalle pendici del Monte Bianco. E allora, visto che siamo così vicini a questa Montagna, perchè non andare a guardare tutto il suo versante sud?
In Val Veny è comodo e possiamo farlo almeno in due modi: con gli impianti di risalita, oppure a piedi!
In entrambi i casi, andrei alla partenza della seggiovia Zerotta dalla quale si può scegliere come risalire il versante destro idrografico della Valle che si trova proprio di fronte a questa meravigliosa Montagna!

Cosa vuole dire idrografico?
Immaginate di essere su un ponte che attraversa il fiume, mettete le spalle verso la parte da cui arriva l’acqua che è la stessa cosa di dire:”Guardate nella direzione e nel verso in cui scorre l’acqua”. Così avrete il versante destro idrografico alla vostra destra e di conseguenza il sinistro alla vostra sinistra. L’esempio è nella figura qui sotto!

Esempio destra e sinistra idrografica

Chi sceglierà la seggiovia, in qualche minuto si troverà a 2000m, chi potrà scegliere i propri piedi camminerà fin qui tra foreste di conifere. Da qui il panorama sui ghiacciai del M.Bianco è già incredibile.
Sia salendo a piedi che in seggiovia, cercate poi il segnavia per il Lago del Checrouitte (di solito in Valle d’Aosta i segnavia sono bandierine gialle scritte in nero). Una volta arrivati in questo luogo, vi assicuro che siete su uno dei ‘balconi’ tra i più accessibili e più belli che guardano il Monte Bianco.
Dal piccolo laghetto, i camminatori allenati potranno proseguire in quota per qualche ora fino all’Arp Vieille e poi ridiscendere verso il Lac du Combal, in prossimità del laghetto del Miage.

Ultima alternativa? Già che si parla di impianti di risalita, se volete spendere qualche soldino, da La Palud parte la funivia che porta a Chamonix e attraversa ghiacciai, enormi seracchi e luoghi così splendidi che nemmeno riesco a descrivervi, un ‘Mare di Ghiaccio’ a perdita d’occhio!

Visita il link: Funivia dei ghiacciai

La funivia attraversa la catena del M.Bianco e arriva agli oltre 3800m della Aguille du Midi… Non si sale in maglietta quindi, eh…

Seracchi della Vallee Blanche (Foto di Franco Tosolini)

La funivia che porta da Punta Helbronner all'Aguille du Midi (Foto di Franco Tosolini)

Beh, direi che ‘forse’ in Val Veny o lì vicino vale la pena passarci un po’ di tempo, un week end o una vacanza in uno degli ambienti più dinamici (naturalisticamente parlando) che io conosca.

Cosa è un ghiacciaio

La piccola Età Glaciale

Le grandi Glaciazioni Quaternarie

Le coordinate chilometriche e le coordinate geografiche UTM e GAUSS-BOAGA su una tavoletta IGM 1:25:000.

Chiara, ieri sera, mi ha chiesto una mano sulll’indicazione delle coordinate in una tavoletta IGM e vediamo un attimo di risponderle.
Farò di fretta partendo da quel che serve a lei, ma rivedrò l’articolo e lo sistemerò nel migliore dei modi e al più presto in modo che sia esauriente… Spero di poter essere utile a chi deve indicare le coordinate di un punto su una tavoletta IGM in un esame di Cartografia unimi

E’  online il ‘manuale’ di Cartografia Topografica di scienzafacile.it di cui fa parte anche questo articolo

Stefano Rossignoli 23 febbraio 2010
(aggiornato il 4 ottobre 2010)

Cominciamo con quelle riferite ai reticolati chilometrici internazionale e italiano.

Puoi consultare l’articolo gratuitamente,

oppure, se ti è stato utile, eventualmente fare una piccola donazione (5€ ad esempio) con carta di credito (cliccando qui!) Grazie!

COORD CHILOMETRICHE UTM (quelle internazionali)

Si basano su un reticolato diviso in quadrati di un Km di lato.
Questi quadrati, su una tavoletta IGM sono segnati in viola.
Una tavoletta comprende un’area di 10Km di lato, quindi di dieci quadrati.
Meridiano di riferimento: quello di Greenwich!
Parallelo di Riferimento: l’Equatore!!!

C’è quasi sempre un esempio delle coordinate di un punto sulla legenda della tavoletta. Lo trovate scritto in viola

esempio chilometriche UTM

La sintassi da utilizzare per questo tipo di coordinata è:

1 – La designazione di zona (es: 32T). E’ segnata nell’esempio in legenda.
2 – Identificaz del quadrato di 100Km di lato (es: LR). E’ segnato al centro della tavoletta e nell’esempio a cui mi riferivo prima.
3 – Il valore del ‘meridiano’ (non è effettivamente un meridiano) che potete leggere sul lato basso o alto della carta. Questo è composto da diverse cifre scritte in viola. Bisogna prendere solo le ultime due (scritte più in grande) ed aggiungere un decimale
(Qualcuno usa chiedere due decimali, pur essendo diverso dallo standard anche se indubbiamente più preciso…)

4 – Il valore del ‘parallelo’ (non è effettivamente un parallelo, comunque si procede allo stesso modo del ‘meridiano’, ma ci si riferisce ai numeri in viola sui lati destro e sinistro della carta)

Il tutto potrebbe risultare coosì, giusto a titolo di esempio:

32TLR557568 che corrisponde a ‘Ligne’ sulla Tavoletta IGM di ‘Rhemes Saint Georges’

COORD CHILOMETRICHE GAUSS-BOAGA

Queste, sulla tavoletta, sono indicate in modo più sbrigativo.
Meridiano di riferimento: Greenwich? Parallelo di riferimento: il solito!

In realtà quando poi indichiamo le coordinate, non si può parlare nè di meridiani nè di paralleli, in quanto il reticolato chilometrico è formato da linee di riferimento sempre parallele tra loro che delimitano quadrati di un km di lato, mentre meridiani e paralleli formano un reticolato diverso (reticolato geografico) ed i meridiani non sono paralleli tra loro ma convergenti verso i poli… Sempre sulla legenda, sono indicati: il fuso in cui ci troviamo (est o ovest) e le coordinate dei quattro vertici della nostra Tavoletta.

es: FUSO OVEST

N.O. E 1350226 – N 5058906
N.E. E 1359963 – N 5058683
S.O. E 1350003 – N 5049648
S.E. E 1359755 – N 5049422

Gauss-Boaga

Questi numeri non rappresentano dei chilometri, ma dei metri.
I chilometri sono quindi la cifra centrale o, se preferite, la quarta cifra da destra.
Il reticolato chilometrico è segnato in nero sulla Tavoletta. Se non sono tracciate le linee (cosa abbastanza frequente) troverete dei simboli sul bordo della carta ad un Km di distanza l’uno dall’altro ed in legenda le istruzioni per individuarli.
Con una riga potete tracciare il reticolato nella zona che vi interessa.
Questo non sarà per forza parallelo a quello viola. Fate quindi ATTENZIONE a congiungere i punti con lo stesso valore sui bordi opposti della carta!!!

Fatto questo, partite dal vertice di riferimento più comodo e indicate le coordinate con la seguente sintassi:

FUSO (EST oppure OVEST) E (La E va messa anche se vi trovate nel fuso ovest!!!) Poi la coordinata che va modificata fino al centinaio di metri e le ultime due cifre le lasciamo 00, non avendo la possibilità di essere così precisi con un righello!
(Anche qui, qualcuno chiede di inserire un decimale in più, quindi si modificherà anche la penultima cifra…) A titolo di esempio, un punto che si trovasse ad un chilometro ad est ed un chilometro a sud del vertice N.O. avrebbe queste coordinate:

FUSO OVEST E 1351200 N 5057900

Per ora mi fermo qui.
Le coordinate geografiche un’altra volta, ma molto presto! …se riesco già da stassera!

Arriviamo ora all’indicazione delle coordinate geografiche italiane e internazionali.
Ultimamente, c’è la tendenza di considerare più importanti le coordinate internazionali, al contrario di qualche decina di anni fa, quando in alcune tavolette IGM il reticolo internazionale veniva addirittura snobbato!

Per indicare le coordinate geografiche dovremo specificare longitudine e latitudine espresse in gradi, primi (sessantesimi di grado) e secondi (sessantesimi di primo).

COORDINATE GEOGRAFICHE GAUSS-BOAGA

Sui vertici della carta, troverete scritte in NERO le coordinate geografiche GAUSS-BOAGA del vertice stesso.
Il meridiano di riferimento è quello che passa da Montemario (Roma) ed il parallelo di riferimento è l’equatore, quindi, se ci troveremo in una zona a ovest di Montemario il valore della longitudine crescerà da destra verso sinistra e sarà indicata come longitudine OVEST di Montemario, altrimenti crescerà da sinistra verso destra e sarà indicata come longitudine EST.
Sul bordo della carta sono indicati i primi di grado tramite strisce alternate grige e bianche. Questi coincidono esattamente con i primi di grado del reticolato geografico GAUSS BOAGA.

Gauss-Boaga

Facilmente quindi si ricavano i valori di longitudine (EST o OVEST) e di latitudine (NORD) sommando o sottraendo i primi e (dividendo idealmente i primi in 60 parti uguali) i secondi di grado ai valori indicati nei vertici della carta. Attenzione ad eseguire somma o sottrazione secondo dove ‘vi trovate’ rispetto al meridiano di Montemario e secondo il vertice di riferimento da voi scelto!!!

COORDINATE GEOGRAFICHE INTERNAZIONALI

Sui vertici della carta, troverete scritte in viola le coordinate geografiche internazionali del vertice stesso (da questo valore potrete notare che anche i primi di grado sono sfalsati rispetto a quelli Gauss Boaga di alcuni secondi).
il meridiano di riferimento è quello di Greenwich ed il parallelo di riferimento è l’equatore. ATTENZIONE! I primi di grado sono esattamente lunghi uguali a quelli delle coord Gauss-Boaga, ma risultano sfalsati di alcuni secondi (e non sono segnati sul bordo della carta IGM. Quelli sul bordo della carta IGM sono i primi di grado del reticolo GAUSS-BOAGA).

Il meridiano di Montemario SU CUI SI BASA IL RETICOLATO GEOGRAFICO ITALIANO si trova infatti a 12° 27′ 10″ o, come vedo su molte carte, di 12° 27′ 11″ di longitudine est da Greenwich.

Anche l’equatore di riferimento risulta sfalsato di qualche secondo di grado rispetto a quello del reticolato G-B…

Detto questo, per indicare la longitudine di un punto della carta, conviene prendere come riferimento la longitudine (per le tavolette IGM sarà longitudine EST) da Greenwich indicata su uno dei vertici sinistri della carta e sommare i primi di grado , poi indicare anche i secondi di grado (dividendo idealmente i primi di grado in 60 parti uguali) e poi si somma o si sottrae il valore dei secondi di grado di cui è sfalsato il reticolo geografico internazionale rispetto a quello Gauss Boaga.

Per indicare la latitudine (per le tavolette IGM, latitudine NORD) ci riferiremo ai vertici in basso (S-O e S-E) ai quali sommeremo i primi e i secondi di grado di distanza dal vertice.

NOTE: Il reticolato geografico di una tavoletta è sempre formato da linee parallele ai bordi della carta(ma non per forza, anzi quasi mai parallelo al reticolato chilometrico).

Un esempio:
Le coordinate geografiche GAUSS-BOAGA di ‘Ligne’ in Val di Rhemes (Aosta) sono:

5° 18′ 16″ longitudine ovest da Montemario
45° 38′ 8″ latitudine nord

Le coordinate geografiche internazionali di ‘Ligne’ in Val di Rhemes (Aosta) sono:

7° 8′ 55″ longitudine est di Greenwich
(notare che la somma dell’utima cifra (6″) dei secondi delle coord G-B e l’ultima (5″)delle Internazionali danno 11 e avrebbero dato 11 anche in un altro punto della carta)

45° 38′ 14″ latitudine nord
(sei secondi in più di prima come si evince dalla latitudine indicata ai vertici)

Mi rendo conto che sia più complicato spiegarlo che farlo.
Qualora trovassi un modo migliore per spiegare il tutto, non esiterò a riscrivere meglio l’articolo!
A presto e… in bocca al lupo per l’esame di Cartografia!!!

Io ho ricavato le coordinate, improvvisando sulla carta.
Consiglio di farlo anche a voi. Troverete un modo infallibile.
Il metodo deve essere logico e dovete avere idea di come ricavate un valore delle coordinate.
Non potete basarvi solo su un calcolo che potrebbe essere sbagliato. Prima cercate magari di ricavarle a occhio (basta solo un po’ di allenamento!). Otterrete così un valore che potrete confrontare con quello ottenuto coi calcoli più precisi e di certo non sbaglierete perchè saprete già cosa aspettarvi!

Grazie chiara per la bella idea che mi hai dato! Stefano Rossignoli.

Puoi consultare l’articolo gratuitamente,

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