I bivalvi d’acqua dolce…

Stefano Rossignoli – 11 marzo 2011

Bivalve d'acqua dolce

Ebbene anche io ho deciso di pubblicare una ‘foto del mese’.

Il mio però è stato solo uno scatto fortunato, ma lo metto in mostra lo stesso, senza la pretesa di essere un fotografo!!! Complice una settimana passata a lavorare tra i campi e fossi e canali di irrigazione ecco che mi imbatto in un bivalve d’acqua dolce del genere Anodonta.

I bivalvi come questo, vivono comunemente infossati nel sedimento di fondo e filtrano grandi quantità d’acqua, date anche le grandi dimensioni che possono raggiungere, (fino a 20cm di lunghezza) nutrendosi dei microorganismi in essa contenuti.

Anche se l’ho scovato all’esterno del sedimento, questo individuo è vivo e vegeto in quanto è chiuso.

I bivalvi infatti hanno muscoli per tener chiuse le valve, ma non ne hanno per aprirle. Per aprire le valve è presente un legamento elastico. Quando il mollusco muore, i muscoli non tengono più le valve chiuse, quindi il legamento è libero di far aprire le valve che poi quasi sempre si disarticolano…

Un bivalve con le valve chiuse, è quindi solitamente un bivalve vivo! …come questo tranquillo Anodonta sp nei dintorni del ‘Boscaccio’ (sud – ovest  Milano)…

 

Gli artigli dei Vertebrati, fatti per correre, per mangiare, per arrampicarsi, per uccidere…

Stefano Rossignoli – 5 marzo 2011

Tolto un piccolo ripasso di Anatomia Comparata, materia che mi ricorda amici e anni intensi all’università di Milano, volevo solo dare qualche spunto per captare alcune differenze di forma e funzione tra le unghie dei vertebrati e per introdurre la Morfologia Funzionale tra gli argomenti di scienzafacile.it…

Stan al museo di Storia Naturale di Milano

Giusto per fare un esempio sciocco di morfologia funzionale, ogni tanto in museo a Milano mi dicono che le zampe anteriori dei Tirannosauri erano piccole perchè non servivano, ma credo (e mica solo io!!!) che qualche funzione ce l’avessero. Oggi in effetti il mondo scientifico ha compreso che, nel mondo dei viventi, qualsiasi forma (o morfologia) per quanto difficile da comprendere ha un suo perchè ed una sua funzione!

In accordo con la teoria dell’evoluzione di Charles R. Darwin le forme naturali (o caratteri se volete) sono frutto di adattamento all’ambiente e selezione da parte dell’ambiente stesso.

Parliamo quindi oggi di unghie!!!

Già, UNGHIE! Ma prima ho detto artigli e adesso dico unghie?? Perchè mai?

Quando in Anatomia comparata dei Vertebrati si studia l’apparato tegumentario, si arriva anche alle unghie, che sono formate soprattutto da una proteina chiamata cheratina che in certe zone del corpo, in questo caso in fondo alle dita, impregna totalmente le cellule dell’epidermide formando la parte cornea, un po’ duretta ma non troppo che tutti conosciamo come unghia…

La solita necessità di fare chiarezza sulle distinzioni, ha imposto agli studiosi di dare nomi diversi ai vari tipi di unghie tra cui, le nostre chiamate unghie tegolate, gli zoccoli degli ungulati e gli artigli di un sacco di altre bestiole…

Mi sembra inutile parlarvi delle differenze fra i tre tipi di unghia copiando un testo di anatomia comparata, quindi vi do un bel link ad un libretto vecchiotto, ma che mi pare vada ancora bene per questo argomento e leggetelo pure voi:

Padoa – Manuale di anatomia comparata pag.126 ‘Unghie’ (da google libri)

Avete notato che si parla di ‘unghia propriamente detta‘? E’ un modo per dire: “Guarda che l’unghia vera e propria è quella lì e non tutto l’artiglio!”. Nell’artiglio, che sia di rettile o di mammifero o di uccello (che comunque per i cladisti sono tutti rettili!), l’unghia propriamente detta (lamina superiore robusta, e solea inferiore più sottile) ricopre l’ultimo osso (o falange) del dito, anch’esso uncinato, detto falange ungueale.

Ma a me non interessa parlarvi di questo. Mi interessa sapere e poi raccontarvi chi ha gli artigli e cosa se ne fa!!!

Se lo chiedessi ai bambini, la maggior parte mi direbbe che gli artigli li hanno gli animali carnivori e che servono per uccidere la preda o giù di lì MA, se la sera prima avessero visto un bel documentario un po’ scientifico o un libricino di animali fatto bene, penso che questi simpatiche menti così attive e intraprendenti mi darebbero mooolto filo da torcere con una moltitudine di risposte… e alcune certamente imprevedibili e a me sconosciute!

Questo è un blog, quindi, visto che dopo aver letto, nessuno dovrà sostenere un esame di scienzafacile.it (!), l’ordine con cui partire lo decido io anche se non sarà necessariamente didattico e da chi partiamo?

Da questo qui:

Plateosauro (Triassico Superiore - Germania) al museo di Storia Naturale di Milano

Un fossile, già! Un dinosauro per l’esattezza! E’ lungo solo qualche metro. Non è grandissimo. Gli appassionati staranno già sorridendo, invece gli altri si chiederanno magari dove sia finita la testa… Domanda più che giusta, ma torniamo agli artigli. Per quanto riguarda i fossili, ricordatevi che l’unghia propriamente detta normalmente non si conserva ma rimane solo la parte ossea dell’artiglio, chiamata falange ungueale

Guardate quelli della ‘mano’ sinistra che si vedono così bene (la chiamiamo mano per comodità, rispetto a scrivere ogni volta ‘parte terminale della zampa anteriore sinistra formata dai carpali, metacarpali falange ed un sacco di altre ossicine’!!!).

Se ora chiedessi a chi non lo ha riconosciuto cosa mangiava questo qui? Mi dovrebbe rispondere:”E chi lo sa? Mica me lo hai fatto guardare in bocca”!!! Giustamente, per capire cosa mangiava un animale del passato dovremmo poter studiare i suoi denti e la forma del cranio su cui si inserivano i muscoli che muovevano la mandibola… Il tutto deriva dallo studio degli animali attuali in cui si è visto che chi mangia cose simili ha anche bocche e adattamenti simili tra loro.

Ebbene questo qui sopra è un Plateosaurus di cui Daniele Tona ci ha descritto la dieta in questo bellissimo articolo sui dinosauri vegetariani!

Già. Era un vegetariano! Non si offenda chi lo sapeva già e non ci rimanga male chi pensava il contrario, ma gli artigli non servono per mangiare anche se in qualche caso Leggi tutto “Gli artigli dei Vertebrati, fatti per correre, per mangiare, per arrampicarsi, per uccidere…”

Storie fossili…

Se le interpretazioni dei fossili come ossa di drago o di ciclope ci fanno sorridere e ci sembrano ingenue, le altre due ci devono invece far riflettere. Non dobbiamo pensare, per il semplice fatto di avere il vantaggio di giudicare con il senno del poi, che chi ha elaborato altre spiegazioni nel passato fosse uno sciocco; semplicemente incasellava le osservazioni che faceva in base alle conoscenze dell’epoca. Le classificazioni sono lo specchio delle nostre concezioni, del nostro pensiero. Il fatto di credere che ci sia stato il diluvio universale porta a interpretare tutti i fossili come risultato di questo evento, il fatto di credere nell’esistenza di anelli intermedi ci porta a prendere per buoni dei falsi. La buona Scienza, però, è quella che si basa sulle osservazioni, mette in discussione le interpretazioni e corregge i propri errori, portando a una migliore comprensione della Natura.

…di Davide Bertè 5 marzo 2011

Se fate una passeggiata sulle Dolomiti o su molte montagne italiane e straniere è possibile che vi imbattiate in Ammoniti fossili.

78Cef_Amm_tuberc_ventre - collezione didattica unimi -
Ammonite – collezione didattica unimi –

Oggi queste conchiglie vengono interpretate come resti di organismi vissuti un tempo molto lontano, fossilizzati e giunti fino a noi. Ci sembra ovvio, eppure non è stato sempre così. Un tempo le Ammoniti erano chiamate pietre serpente, pietre di drago, ecc. Pur potendo fare le nostre stesse osservazioni, le conclusioni che hanno tratto i nostri antenati erano molto diverse.

Eccovi alcuni esempi.

I ciclopi. Nell’Odissea Omero racconta come Ulisse riuscì a scappare da Polifemo, un essere gigantesco con un occhio solo, che voleva mangiarsi l’eroe greco. Oggi si ritiene che all’origine del mito potrebbe esserci il ritrovamento fortuito, sulle coste della Sicilia, di un cranio di Elephas falconeri.

Elefanti nani - Immagine di Wikipedia -
Elefanti nani – Immagine di Wikipedia –

Le aperture nasali, che formano un unico foro, sarebbesro state interpretate come un’unica cavità oculare. Oggi sappiamo che si tratta di un elefante nano (~1 m di altezza) discendente dal più grande Elephas antiquus (~3,5 m di altezza) vissuto nel Pleistocene medio. E. falconeri, pur essendo passato dal mondo mitico al mondo storico, è ugualmente famoso come esempio di nanismo insulare. Quando una specie continentale arriva su un’isola Leggi tutto “Storie fossili…”

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