Il Museum de Gherdeina

Stefano Rossignoli 13 maggio 2011

Una gita al Museum de Gherdeina di Ortisei è di certo una tappa obbligata per chi trascorre le sue vacanze estive o invernali nella Val Gardena o nelle sue vicinanze. E non solo per la sua splendida collezione paleontologica e mineralogica, ma anche e soprattutto per quella di sculture in legno e di reperti archeologici di cui è ricchissimo…

Olotipo

Ho conosciuto questo luogo per lavoro, in quanto il museo necessitava di inventariare la sua collezione di fossili.

In questo semplice post, vi racconto il mio lavoro nella settimana a Ortisei in stile ‘Diario di viaggio’

La partenza da casa è per il lunedi sera dopo cena, quando la tangenziale Milanese si svuota. Devo percorrere circa 400Km per raggiungere il luogo. Passo qualche oretta riposando nella mia Pandina ad una stazione di servizio di un posto qualsiasi, purchè  sia già in mezzo alle montagne e mi faccio svegliare dalla luce solare e dal canto degli uccellini, dopo di che, faccio una bella colazione e riparto.

Alle 8:15 sono ad Ortisei. Le nuvole mi impediscono la visione dei monti circostanti…

Alle 9 circa, conosco la Direttrice del Museo Paulina Moroder e la segretaria Monika Kelder, due persone squisite che subito mi fanno sentire a mio agio. Ci raggiunge anche Johann Mattihas Comploj che chiamerò praticamente subito Hans e che ha scoperto ottimi siti fossiliferi e che mi aiuterà nel lavoro per tutta la lunga giornata fino alle 22:00 circa…

Hans e Ste!
Hans e Ste!

 

Non è come dirlo, spostarsi di 400Km per un lavoro (C’è gente che è sicuramente più esperta di me in questo!!!). Bisogna organizzarsi e non sai mai cosa troverai di preciso. Io sono bravissimo nella pianificazione del dopo-lavoro: sulla mia macchina ci sono, Bicicletta, tenda, attrezzatura da roccia, da ghiaccio, da corsa e un paio di buoni libri… Ma anche tutto il necessario per l’inventario, dai piccoli pennarelli indelebili al calibro ventesimale, Leggi tutto “Il Museum de Gherdeina”

Le Grandi Glaciazioni Quaternarie Parte II

Stefano Rossignoli 23 aprile 2011

Le Grandi Glaciazioni Quaternarie Parte I

Arriviamo quindi a ricordare come si è arrivati a capire che ci furono queste grandi Glaciazioni in tempi passati anche se non molto lontani…

Per fortuna nostra, ma soprattutto dei primi glaciologi i ghiacciai quando passano, avanzano e si ritirano, lasciano abbondanti nonché evidenti tracce.

Lasciano tracce molto chiare della loro esistenza ed evoluzione i piccoli ghiacciai alpini attuali, figuriamoci quelli enormi del passato…

Ghiacciaio di Lavassey - Valgrisanche (AO)

Le prime intuizioni sull’esistenza delle glaciazioni, sono state formulate  proprio sulle Alpi svizzere da parte dei primi Glaciologi o comunque scienziati che si occupavano anche di questo, come ad esempio i famosi Charpentier e Agassiz.

Ufficialmente Charpentier fu il primo agli inizi dell’800 a formulare l’ipotesi che i ghiacciai fossero stati un tempo molto più grandi di quelli che si potevano vedere in quel periodo. …oggi sappiamo anche con certezza che nel 1800 i ghiacciai erano anche molto più grandi di come sono ora (vedi articolo dedicato alla Piccola Età Glaciale!).

Ma cosa vide Charpentier per cui pensò ad enormi ghiacciai?. Vide i cosiddetti massi erratici, blocchi di roccia (più o meno grandi) che a volte non c’entrano nulla con la roccia e l’ambiente che gli sta intorno. Ce ne sono moltissimi sulle Alpi e Prealpi. Addirittura arrivano da centinaia di chilometri di distanza e in altri continenti anche da migliaia… Ad esempio nei dintorni di Lecco in Lombardia ci sono i massi erratici di Serpentino e di Gneiss che provengono dalle valli laterali della Valtellina. Curiosamente le montagne intorno sono fatte da calcari e dolomie, rocce molto diverse sia alla vista, sia come origine…

Anche le strutture moreniche, relativamente facili da intercettare anche quando sono abbandonate da tempo a causa della loro forma e dell’orientazione dei grandi blocchi, fecero intuire a Charpentier che i ghiacciai dovevano essere stati enormi…

Agassiz perfezionò tali studi sulle forme lasciate dagli antichi ghiacciai intuendo che sulle Alpi doveva esserci stata una enorme copertura glaciale del tutto simile alla calotta attuale groenlandese…

Ovviamente, le teorie precedenti non consideravano questa ipotesi, in quanto fissiste e creazioniste. Come dico spesso, i primi evoluzionisti con cognizione di causa furono i geologi perchè l’evoluzione della Terra si vede direttamente e si può misurare… Oggi si vede benissimo cosa fanno e cosa lasciano i Ghiacciai. Ragionare sulle glaciazioni vuol dire semplicemente ragionare su quel che si vede ora, ma a scala più ampia…

Ora non dico che faremo un corso di Geologia del Quaternario, ma almeno tratteremo semplicemente qualche argomento di studio relativo ad alcune prove delle glaciazioni condotto dai primi geologi che intuirono non solo la glaciazione, ma addirittura il susseguirsi di glaciazioni quindi non possiamo tralasciare Penk e Brukner

Chi erano? Erano due Geografi Austriaci che studiarono i terrazzi fluvio-glaciali e nel 1909 pubblicarono i loro studi geomorfologici sulle glaciazioni condotti sulle Alpi Bavaresi.

Ma quanti argomenti! Ma Stefano stai esagerando!!! Eh già, e lo stile blog non si presta proprio! …figuriamoci quando tireremo in ballo i Loess e magari altro…ma torniamo ai nostri terrazzi fluvio glaciali…

Il termine fluvio-glaciale indica un’origine congiunta di tale forma… La cosa vergognosa è che quando preparai l’esame di Geologia del Quaternario unimi avevo solo questo disegno e degli appunti sconfusionati e non ci capii nulla…!

terrazzi fluvio-glaciali Penk e Bruckner (clicca per ingrandire)

L’origine di questi terrazzi che Penk e Bruckner studiarono nel nord delle Alpi, è invece piuttosto semplice da capire (ora che quei due lo hanno fatto per noi!!!).

1 – Immaginate GROSSI depositi di detriti (till o morene che siano) portati da grandissimi ghiacciai . Le varie alluvioni nonché l’erosione e il normale trasporto fluviale possono accumulare a valle enormi masse di questi detriti formando Leggi tutto “Le Grandi Glaciazioni Quaternarie Parte II”

Cos’è uno strato? E cos’è la stratificazione?

Andrea Tessarollo – 18 aprile 2011

Andrea Tessarollo

E’ con grande onore che scienzafacile.it accoglie tra i suoi guest-bloggers il Geologo Andrea Tessarollo che ci regala questo lavoro spettacolare, molto bello ed esauriente sugli strati e la stratificazione…

 

Cos’è uno strato? E cos’è la stratificazione?

Qualcuno di voi se lo è mai chiesto? Credo di no, eppure tutti noi sappiamo esattamente di che cosa stiamo parlando. Credo sia una di quelle cose che appaiono talmente banali, che se si cerca di spiegarla si rischia di fare una figuraccia, non riuscendo a trovarne il modo.

Ci state pensando in questo momento? Come potreste definire lo strato? Scommetto che la cosa non vi sia immediata, seppure sia immediato invece immaginare uno strato, una serie di strati e quindi la stratificazione.

Spiegare la cosa è infatti più complessa di quanto lo sia invece mostrare una foto ed indicare “ecco uno strato”, ma proviamoci lo stesso…

Nel corso degli anni sono state date diverse definizioni di “strato”, più o meno articolate, e per questo esiste anche un po’ di confusione sull’argomento.

 

Per spiegare la cosa, utilizzerò la definizione proposta da Campbell(b), che secondo alcuni(a) risulta la più avanzata.

Innanzi tutto, partendo da un suo schema, anticipiamo quali sono le unità sedimentarie (o livelli sedimentari), che potrebbero essere visibili in un corpo roccioso sedimentario, e la loro gerarchia:

Andando in ordine crescente (quindi dalla più piccola alla più grande), abbiamo per prima la “lamina”: essa è l’unità di sedimentazione di gerarchia inferiore, un sottile livello sedimentario caratterizzato da una granulometria relativamente uniforme1, deposto in un tempo relativamente breve, ma che soprattutto non può essere scomposto in unità minori (se osservato ad occhio nudo). Il suo spessore è in genere millimetrico.

Secondo tale schema poi, più lamine possono essere raggruppate, se esiste una certa loro organizzazione, in “gruppi di lamine”.

Al livello gerarchico superiore, si posiziona lo “strato”, che quindi racchiude in sé le precedenti unità, e che rappresenta l’unità operativa principale nella descrizione dei corpi rocciosi. Il suo spessore va in genere da centimetrico a decimetrico.

Infine, come avviene per le lamine, più strati possono essere raggruppati e quindi definiti come “gruppi di strati”.

Ora che abbiamo definito queste unità, torniamo alle nostre due domande e immaginiamo un corpo roccioso sedimentario: noi tutti intenderemmo come strati gli oggetti (tabulari nel caso più semplice) che sembrano comporlo; E difatti, secondo Campbell, lo strato è proprio l’elemento che rivela la principale suddivisione di un corpo roccioso. Tale suddivisione sarebbe poi la stratificazione.

 

Guardiamo ad esempio la foto qui sotto: niente di strano, anzi, in essa la stratificazione è fin troppo evidente, e così gli strati.

calcare di domaro
Calcare di Domaro

 

Guardiamo invece quest’altra foto sotto: beh, tutt’altra cosa; Leggi tutto “Cos’è uno strato? E cos’è la stratificazione?”

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