Da cosa dipende la temperatura della Terra?

Sul controllo globale della temperatura. Il “global warming” e il “global cooling”

Stefano Rossignoli dal 27 novembre 2012

Bibliografia:

Dennis V. Kent, Giovanni Muttoni – “Equatorial convergence of India and early Cenozoic climate trends” – ovvero, “La convergenza dell’India verso l’equatore e la tendenza delle temperature all’inizio del Cenozoico“.

Ghiacciaio di Pre de Bar - La netta linea di separazione...

Care lettrici e cari lettori, intanto ciao e grazie a tutte/i per esserci e per essere in continuo aumento!

Come anticipato in un post precedente (su riscaldamento e raffreddamento globale) mi sono infilato in questo grosso problema e fatico a venirne fuori, quindi vi chiedo la solita concentrazione e voglia di far andare il cervello (magari con carta e penna per appunti al vostro fianco) per seguirmi finalmente passo a passo in questo “viaggio” lungo qualche migliaio di km, avvenuto in circa 40 milioni di anni… Nel caso vi servisse, fatemi qualche domanda nella sezione dei commenti qua sotto. Ovviamente, se siete dott. in geologia, tre quarti di parole saranno sprecati, ma approfittatene per un piccolo aggiornamento nel caso vi foste un po’ allontanati dalla materia da qualche anno…

Comincerò a spiegare il titolo:

“La convergenza dell’India” indica il movimento dell’India verso l’equatore. L’India infatti, come tutto il resto, non è sempre stata lì come e dove è oggi.

Fino a circa 120 milioni di anni fa (120Ma) si trovava molto più a sud, attaccata al Madagascar, all’Africa e allAntartide.

C’era un grande continente formato da Sud America, Africa, Antartide, Madagascar, India e Australia… No! Non la Pangea!!! (La Pangea comprendeva più o meno tutti i continenti e c’è stata un po’ più di 250Ma). Questo supercontinente di 120 Ma, dai geologi è stato chiamato Gondwana…

Circa 120 Ma L’india e il Madagascar si staccano dall’Africa e dall’Antartide e circa 90Ma l’India si stacca dal Madagascar e comincia la sua “corsa” verso nord!

Qui, su formerworlds.com vedete uno spaccato del “mappamondo” nel Cretaceo, quando l’india e il Madagascar si sono già staccate da Antartide e Africa

Geologicamente parlando è stata davvero una corsa. Si parla anche di Flight (volo) dell’India!

Viene rilevato uno spostamento tra i 15 e i 25 cm/anno (tantissimo!!!) che si è protratto fino a circa 50Ma fino a quando l’India, dopo aver percorso un po’ meno di 10000Km, va in collisione con L’Asia (Asia che insieme all’Europa viene chiamata Eurasia, altro supercontinente) .

Una conseguenza di questo movimento e della collisione di India ed Eurasia è la formazione della catena dell’Himalaya. (vedi link – come si formano le montagne)

Sembra però che dal movimento dell’India siano dipese anche le temperature del passato, più precisamente del limite tra Eocene e Oligocene che è collocato circa 34Ma.

Intanto come sappiamo che l’India ha cominciato il suo Flyght 90 milioni di anni fa?

Bisogna conoscere come si formano gli oceani e come si spostano i continenti (vedi link – la formazione degli oceani) e sapere che la crosta oceanica è databile, quindi basta prendere il “pezzo” di crosta oceanica più antico tra India e Madagascar e datarlo (che non è come dirlo ma si può fare e semmai del “come” ne parleremo in futuro)!

Dove troveremo le parti più antiche da datare? Ovviamente vicino alle coste Indiane e del Madagascar e non certo al centro della dorsale dell’Oceano Indiano dove la crosta si forma ogni giorno… Non dateremo le spiagge dell’India!!! Andremo a prendere l’ultimo lembo di crosta oceanica, attaccato alla Crosta (continentale) Indiana sotto la ‘crosta’ di sedimenti. Bisognerà quindi perforare il fondo marino (vedi disegno) e datare i campioni raccolti…

campionamento crosta oceanica (india-asia)
campionamento crosta oceanica (india-asia)

E per essere più completo possibile, come sappiamo che il Flight dell’India finisce circa 50Ma?

Beh! Bisogna campionare e datare la crosta oceanica verso la dorsale al centro dell’Oceano Indiano e vedere quando la velocità di espansione del fondale diminuisce in modo repentino. Poi bisogna analizzare l’età dei sedimenti continentali più antichi sopra quelli marini nella zona della collisione India/Eurasia e comprendere quindi quando è rallentata l’espansione oceanica e quando si è interrotta la sedimentazione marina, il che equivale a capire quando il mare tra Asia e India si è chiuso in conseguenza della collisione India-Eurasia, ecc, ecc…

…Ma le datazioni comunque c’erano già e servirebbe qualche libro o un corso di Scienze Geologiche a parte per spiegare il tutto e probabilmente libri così sono già in commercio!!! Andiamo avanti…

Ora arriviamo alle temperature.

Se le temperature sono nel titolo vorrà dire che sono strettamente legate col movimento dell’India o almeno questa è la proposta di Muttoni e Kent.

E l’Equatore? Leggi tutto “Da cosa dipende la temperatura della Terra?”

Calosoma – Marco Colombo, wildlife photographer of the year 2011

Stefano Rossignoli 2 gennaio 2012

Marco Colombo "Wildlife Photographer of the Year"
Marco Colombo “Wildlife Photographer of the Year”

Una foto tagliata:”Questo sono io col mio primo serpente! La foto è tagliata perchè avevo le gambe che sembravano due stuzzicadenti…”.

Marco comincia presentandosi in questo modo, come un ragazzino, ma oggi non è più così!

Oggi Marco Colombo è neolaureato in Scienze Naturali ma la passione è sempre quella dalla nascita, quella del ragazzo ritratto in fotografia: la passione per la natura… La passione unita allo studio poi è un cocktail incredibile!

Marco è anche  uno dei pochi vincitori di un grande concorso internazionale di fotografia naturalistica. Nel 2011 ha vinto il premio “wildlife photographer of the year”.

Marco Colombo alla mostra 'Wildlife Photographer of the Year' al Museo Minguzzi
Marco Colombo alla mostra ‘Wildlife Photographer of the Year’ al Museo Minguzzi

14 dicembre. Esco dal metrò alle h 20 circa e Milano si presenta innevato a tratti. Scende un sottile nevischio mentre mi dirigo al Museo Minguzzi, sede della mostra “Wildlife Potographer of the year” presso il quale Marco terrà una serata in cui illustrerà alcune sue fotografie…

Poco dopo le prime immagini di presentazione è già chiaro quel che Marco ci illustrerà questa sera nella sua carrellata di immagini e curiosità.

Marco ci farà vedere che il mondo circostante è interessantissimo e affascinante e non si deve per forza andare a migliaia di chilometri da casa per osservare cose, luoghi e organismi fantastici.

Basta restare a casa nostra, in Italia! Anche nei nostri mari, “nelle zone d’ombra, nella prima crepa in un metro d’acqua”…(http://www.calosoma.it/it/gallerie/7-angoli)

Certo bisogna anche aprire gli occhi, la mente e l’obiettivo della macchina fotografica!!!

Marco espone chiaramente le tecniche utilizzate e aggiunge qualche curiosità sullo stile di vita dei soggetti fotografati e anche sullo stile di vita del fotografo naturalista!!!

Con simpatia e autoironia ci mostra qualche scatto “venuto male” e spiega le problematiche riscontrate…sia nelle foto in acqua (Marco è anche un sub!) sia in quelle fuori dall’acqua.

Capita di aver montato un obiettivo e trovare un soggetto che andava fotografato con un altro, oppure di non aver tempo di regolare il flash, oppure (quando usava ancora la pellicola) di aver già finito o quasi la pellicola e trovarsi di fronte il soggetto perfetto….

Mettendoci tempo e dedizione però capita anche di trovarsi nel posto giusto al momento giusto e di trovare un Paguro mentre ‘danza’ e dissemina in acqua le sue piccolissime larve o di trovarsi quasi faccia a faccia con una Mobula (http://www.calosoma.it/it/gallerie/185-sguardi-dal-blu/185-mobula)…”incontri che si fanno solo una volta” ci dice.

Poi certo dipende anche da come si cerca…

A volte bastano dieci minuti ma si fanno spesso molti chilometri, come quando va a fotografare le Vipere con l’amico Matteo di Nicola, il nostro guest-blogger che cita durante la presentazione.

Le Vipere sono i loro soggetti preferiti. Ne hanno trovate anche di varietà molto rare…

E i posti in cui vanno a cercarle li tengono segreti. E’ un modo per preservare gli individui dal contatto con troppa gente e soprattutto dai collezionisti che indiscriminatamente si appropriano di esemplari rari ad ogni costo…

Dopo aver visto luoghi e organismi fantastici e di mille colori, Il discorso poi, come era cominciato, finisce nel mondo dei serpenti e il pubblico fa molte domande di curiosità naturalistiche ancor più che di fotografia e Marco risponde sempre con simpatia e competenza.

Ci racconta poi come ha ottenuto l’immagine che gli ha conferito la vittoria al concorso “Wildlife photographer of the year 2011”, uno scatto eseguito con un tempo di esposizione ragionevolmente lungo…poi ci parla della premiazione al Museo di Storia Naturale di Londra che sembra il castello de ‘La bella e la bestia’.

La Natrice di Marco
La Natrice di Marco (a destra) accanto alle altre immagini della mostra

Questa immagine la trovate qui sopra e nella home page del suo sito internet www.calosoma.it.

Che significa calosoma e perchè questo nome?

Marco stava cercando un nome per il suo sito internet e “Questo nome non poteva essere Leggi tutto “Calosoma – Marco Colombo, wildlife photographer of the year 2011”

Dai Dinosauri agli Uccelli: (Parte 3) alcune novità…

Daniele Tona 22 dicembre 2012

daniele tona
Daniele Tona

I risultati degli ultimi anni di ricerche paleontologiche sono continuamente da aggiornare, complici i nuovi ritrovamenti di fossili e le nuove metodologie di indagine.

Non è certo sfuggita questa nuova mole di dati al nostro esperto di Dinosauri.

Daniele Tona, con la sua scrittura chiara e come sempre accattivante, ci aggiorna sugli ultimi ritrovamenti riguardanti i dinosauri che si trovano nei pressi della linea evolutiva che ha portato agli uccelli.

Godiamoci quindi questo ricco aggiornamento ai due articoli precedenti di Daniele.

Buona lettura! (S.R.)


Un paio di anni fa sulle pagine di questo blog parlammo (in due articoli) del legame tra i dinosauri e gli uccelli, e di come nel corso dell’evoluzione dei dinosauri, e in particolare del gruppo dei Theropoda, siano comparse e si siano sviluppate le caratteristiche che osserviamo nei volatili odierni.

Ecco i due articoli:

Dai dinosauri agli uccelli (Parte 1)

Dai dinosauri agli uccelli (Parte 2)

Da allora la paleontologia ha fatto molti progressi in questo campo, e le nostre conoscenze sui dinosauri piumati e sull’origine ed evoluzione delle piume sono cambiate anche in modo sorprendente. Vale quindi la pena di tornare sull’argomento e di dare un’occhiata a tre nuovi dinosauri scoperti negli ultimi mesi che hanno gettato una nuova luce sull’enigma della comparsa delle piume…

Rauhut et al. (2012) descrivono Sciurumimus albersdoerferi, il cui nome significa “imitatore dello scoiattolo di Albersdöfer”, dalla combinazione di Sciurus, il nome scientifico dello scoiattolo, e mimos, parola greca che significa appunto “imitatore”; il nome della specie è un riconoscimento a Raimund Albersdöfer, che ha finanziato lo scavo che ha permesso di rinvenire l’animale.

Sciurumimus è un cucciolo di teropode lungo circa 70 cm scoperto presso Painten, nella regione tedesca della Baviera. L’esemplare era conservato in un calcare micritico laminato corrispondente alla parte superiore della Rögling Formation, depostasi durante il tardo piano Kimmeridgiano del Giurassico Superiore, all’incirca 152 milioni di anni fa.

Si tratta di un esemplare rimarchevole dal punto di vista della conservazione, essendo praticamente completo e in connessione anatomica. Ma oltre a una così eccezionale preservazione dello scheletro, Sciurumimus ha anche la particolarità di presentare tracce delle parti molli identificate come strutture tegumentarie, con la possibile eccezione di una traccia lungo il margine posteriore della tibia che gli autori suggeriscono possa costituire un residuo di tessuto muscolare.

I tessuti molli meglio preservati si trovano sulla coda, con grandi porzioni di pelle associate a filamenti lunghi e sottili dall’aspetto simile a peli, la cui lunghezza arriva fino a due volte e mezza l’altezza delle vertebre caudali sottostanti. Filamenti più corti si osservano sul lato ventrale della coda, sopra alle vertebre dorsali e sul ventre. Queste strutture filamentose sono state interpretate come piume di tipo 1, ossia come dei monofilamenti con un diametro massimo di 0,2 mm, dei quali non è stato però possibile stabilire se fossero internamente cavi. In taluni casi i filamenti sono associati a strutture cutanee a forma di U o di Y, ritenute dei possibili follicoli comparabili a quelli associati alle penne degli uccelli.

Le analisi filogenetiche condotte dagli autori collocano Sciurumimus tra i tetanuri basali; più precisamente lo inseriscono in Megalosauroidea come un megalosauride basale; apparterrebbe quindi a un gruppo più basale rispetto a tutti gli altri teropodi piumati finora conosciuti, che sono dei celurosauri. Gli stessi autori, tuttavia, sottolineano come tale risultato sia da prendere con le dovute cautele, poiché l’esemplare è ad uno stadio di sviluppo molto precoce. Diversi caratteri anatomici come le generali proporzioni corporee, la testa grande rispetto al resto del corpo, l’assenza di fusione di vari elementi ossei e il pattern di sviluppo dei denti molto regolare (segno che i denti non erano ancora stati sostituiti) sono chiare indicazioni che si tratta di un animale ancora molto giovane. Vista la stretta parentela con gli uccelli e il piumaggio che lo ricopriva, potremmo quasi dire che Sciurumimus era ancora un pulcino.

Se la sua collocazione sistematica dovesse dimostrarsi solida la scoperta di Sciurumimus dimostrerebbe che anche i tetanuri basali sviluppavano una copertura di piume almeno allo stadio giovanile. Se dovesse essere smentita da futuri ritrovamenti, e Sciurumimus si rivelasse come un dinosauro più derivato, la sua importanza come fossile non ne sarebbe comunque intaccata, poiché si tratta di uno dei dinosauri meglio conservati al mondo, e uno dei pochi “pulcini” di teropode noti. Il paragone con il celeberrimo Scipionyx – Ciro per i non addetti ai lavori – è immediato, e sebbene Sciurumimus manchi degli organi interni che invece si osservano in Scipionyx, a differenza di quest’ultimo mostra traccia della copertura del corpo di cui difetta il teropode italiano.

In ogni caso, la sua scoperta aiuta a colmare il divario tra i monofilamenti osservati in alcuni dinosauri ornitischi (come Psittacosaurus e Tianyulong ) e le strutture più complesse esibite dai celurosauri più derivati. Gli autori sostengono che il ritrovamento di tracce di pelle coperta da squame in fossili di alcuni gruppi di dinosauri non escluderebbe forme piumate nell’abito di tali gruppi, in quanto squame e piume potevano tranquillamente coesistere (basta guardare le squame che coprono i piedi delle galline per avere un’idea); in alternativa, è possibile che i dinosauri più grandi perdessero le piume una volta raggiunto lo stadio adulto; o ancora, l’assenza di tracce di piumaggio potrebbe semplicemente derivare dalla conservazione in sedimenti grossolani sui quali strutture più grandi e resistenti come le squame potrebbero aver lasciato un’impressione al contrario delle piume più delicate e sottili.

Xu et al. (2012) descrivono Yutyrannus huali, un grosso teropode proveniente dalla Cina, più precisamente dalla zona di Batuyingzi, nella provincia di Liaoning; è stato rinvenuto in rocce della Formazione Yixian databili a circa 125 milioni di anni fa, durante il piano Aptiano del Cretaceo Inferiore. Il nome scientifico di questo animale significa “tiranno piumato” e deriva dalla combinazione del termine cinese yu (piuma) e del latino tyrannus (tiranno), mentre il nome specifico huali si traduce dal cinese in “bello”, in riferimento all’eccellente stato di conservazione del piumaggio.

Dal suo nome si può già intuire la parentela di Yutyrannus. Esso infatti è stato inserito nei Tyrannosauroidea, e si colloca in una posizione basale rispetto alla famiglia Tyrannosauridae a cui appartiene, fra gli altri, Tyrannosaurus rex. Yutyrannus è uno dei quattro taxa di tirannosauroidi noti dal Cretaceo Inferiore cinese, la cui diversità dal punto di vista morfologico testimonia un’importante radiazione avvenuta nel corso della storia evolutiva di un gruppo noto dal Giurassico Medio sino alla fine del Cretaceo e che non annoverava tanto predatori colossali vissuti alla fine dell’era Mesozoica quanto animali di taglia relativamente piccola.

Di certo, Yutyrannus può essere di diritto inserito tra i pesi massimi del gruppo: uno dei tre esemplari oggetto dello studio, pressoché completi dal punto di vista della preservazione, è un adulto la cui massa corporea è stata calcolata attorno ai Leggi tutto “Dai Dinosauri agli Uccelli: (Parte 3) alcune novità…”

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