I fossili guida

Stefano Rossignoli 16 marzo 2011

Cosa è un fossile guida?

E’ un fossile che serve per datare le rocce o per dimostrare che due formazioni rocciose molto lontane tra loro sono dello stesso periodo (il che significa fare una correlazione stratigrafica). Si parla di datazione relativa ovvero di determinare cosa è di un certo periodo piuttosto che di un periodo precedente o successivo…

Sì, ma non è così facile come dirlo!

78Cef_Amm_tuberc_ventre - collezione didattica unimi -
Ammonite - collezione didattica unimi -

Per essere un fossile guida servono delle caratteristiche indispensabili.

– La prima è che il fossile in questione sia esistito per un periodo limitato, quindi che la velocità evolutiva del taxon considerato sia elevata. In parole molto povere vuole dire che il fossile dura relativamente poco (in termini di tempo ovviamente) ovvero per un numero limitato di strati… in paleontologia uno strato è sì qualcosa di fisico ma corrisponde ad un periodo di tempo. Lo stesso tempo in cui si è depositato lo strato…

– La seconda è che sia facile da trovare!

– Un’altra caratteristica indispensabile per essere considerati fossili guida è che la ‘distribuzione orizzontale‘ del fossile sia molto ampia. Questo vuole dire che nelle varie formazioni rocciose, le medesime oppure formazioni diverse, devo poter trovare lo stesso fossile guida anche a migliaia di km di distanza. E in questo caso, formazioni diverse anche molto distanti tra loro saranno coeve (cioè dello stesso periodo) perchè contengono lo stesso fossile

In sintesi lo devo trovare in pochi strati in verticale ed in molti strati in orizzontale (anche di diversa litologia).

Per essere evolutivamente molto veloci, non si sa ancora del tutto come sia possibile, ma lo è. Perlomeno lo è stato!!!

Per essere invece presenti su larga scala e nel raggio di migliaia di km, questo è solitamente possibile in ambito marino per moltissimi micro-fossili che erano parte del plancton (animale e vegetale) o spesso a causa del trasporto post-mortem (come per le Ammoniti ad esempio, che sembra proprio potessero essere trasportate per mesi dopo la morte a causa dei gas contenuti nelle camere del loro guscio, così come avviene ai Nautiloidi attuali dell’Oceano Indiano) oppure anche durante la vita, ad esempio per organismi che vivevano attaccati a corpi galleggianti come dei tronchi, o a corpi galleggianti autoprodotti… A questo proposito mi vengono in mente i graptoliti dell’Ordoviciano-Siluriano che mi risultarono così simpatici ai tempi del mio esame di Paleo Generale…

Si, ma ecco una domanda:

E’ certo che a migliaia di km di distanza, due formazioni in cui trovo lo stesso fossile guida siano per forza coeve o è possibile che l’organismo in questione sia comparso prima in un luogo e poi comparso successivamente in un’area molto distante, mentre magari nel primo luogo era già scomparso?

In realtà, mi si è aperta questa porticina del cervello dopo che ho assistito durante le ‘giornate Assereto’ presso il Dipartimento di Scienze della Terra di Milano ad una presentazione/lezione di un professore che ammiro molto dal punto di vista professionale ma che non cito perchè magari non ho capito nulla e gli faccio fare brutta figura!!! Di certo mi spiace non citarlo…

La risposta alla precedente domanda è che c’è la possibilità. Ma credo anche che questa possibilità porti semplicemente a considerare il fossile  come ‘guida’ di un periodo più ampio oppure per un certo periodo in un areale e per un altro periodo in un altro areale con delle vie di mezzo relativamente precise.

Il punto è che non basta trovare un fossile che duri pochi strati per dire che è un fossile guida… Il tutto deve essere valutato in modo molto oculato e senza trascurare nessuna variabile e nulla dei dubbi e delle perplessità che sorgono in fase di ricerca come ad esempio il fatto che la distribuzione del fossile si incroci inaspettatamente con la distribuzione di un altro fossile guida indicatore di un diverso periodo dal precedente… Quindi? Porticine del cervello aperte e capacità di cambiare idea quando la ricerca ci porta su nuove strade.

I bivalvi d’acqua dolce…

Stefano Rossignoli – 11 marzo 2011

Bivalve d'acqua dolce

Ebbene anche io ho deciso di pubblicare una ‘foto del mese’.

Il mio però è stato solo uno scatto fortunato, ma lo metto in mostra lo stesso, senza la pretesa di essere un fotografo!!! Complice una settimana passata a lavorare tra i campi e fossi e canali di irrigazione ecco che mi imbatto in un bivalve d’acqua dolce del genere Anodonta.

I bivalvi come questo, vivono comunemente infossati nel sedimento di fondo e filtrano grandi quantità d’acqua, date anche le grandi dimensioni che possono raggiungere, (fino a 20cm di lunghezza) nutrendosi dei microorganismi in essa contenuti.

Anche se l’ho scovato all’esterno del sedimento, questo individuo è vivo e vegeto in quanto è chiuso.

I bivalvi infatti hanno muscoli per tener chiuse le valve, ma non ne hanno per aprirle. Per aprire le valve è presente un legamento elastico. Quando il mollusco muore, i muscoli non tengono più le valve chiuse, quindi il legamento è libero di far aprire le valve che poi quasi sempre si disarticolano…

Un bivalve con le valve chiuse, è quindi solitamente un bivalve vivo! …come questo tranquillo Anodonta sp nei dintorni del ‘Boscaccio’ (sud – ovest  Milano)…

 

Gli artigli dei Vertebrati, fatti per correre, per mangiare, per arrampicarsi, per uccidere…

Stefano Rossignoli – 5 marzo 2011

Tolto un piccolo ripasso di Anatomia Comparata, materia che mi ricorda amici e anni intensi all’università di Milano, volevo solo dare qualche spunto per captare alcune differenze di forma e funzione tra le unghie dei vertebrati e per introdurre la Morfologia Funzionale tra gli argomenti di scienzafacile.it…

Stan al museo di Storia Naturale di Milano

Giusto per fare un esempio sciocco di morfologia funzionale, ogni tanto in museo a Milano mi dicono che le zampe anteriori dei Tirannosauri erano piccole perchè non servivano, ma credo (e mica solo io!!!) che qualche funzione ce l’avessero. Oggi in effetti il mondo scientifico ha compreso che, nel mondo dei viventi, qualsiasi forma (o morfologia) per quanto difficile da comprendere ha un suo perchè ed una sua funzione!

In accordo con la teoria dell’evoluzione di Charles R. Darwin le forme naturali (o caratteri se volete) sono frutto di adattamento all’ambiente e selezione da parte dell’ambiente stesso.

Parliamo quindi oggi di unghie!!!

Già, UNGHIE! Ma prima ho detto artigli e adesso dico unghie?? Perchè mai?

Quando in Anatomia comparata dei Vertebrati si studia l’apparato tegumentario, si arriva anche alle unghie, che sono formate soprattutto da una proteina chiamata cheratina che in certe zone del corpo, in questo caso in fondo alle dita, impregna totalmente le cellule dell’epidermide formando la parte cornea, un po’ duretta ma non troppo che tutti conosciamo come unghia…

La solita necessità di fare chiarezza sulle distinzioni, ha imposto agli studiosi di dare nomi diversi ai vari tipi di unghie tra cui, le nostre chiamate unghie tegolate, gli zoccoli degli ungulati e gli artigli di un sacco di altre bestiole…

Mi sembra inutile parlarvi delle differenze fra i tre tipi di unghia copiando un testo di anatomia comparata, quindi vi do un bel link ad un libretto vecchiotto, ma che mi pare vada ancora bene per questo argomento e leggetelo pure voi:

Padoa – Manuale di anatomia comparata pag.126 ‘Unghie’ (da google libri)

Avete notato che si parla di ‘unghia propriamente detta‘? E’ un modo per dire: “Guarda che l’unghia vera e propria è quella lì e non tutto l’artiglio!”. Nell’artiglio, che sia di rettile o di mammifero o di uccello (che comunque per i cladisti sono tutti rettili!), l’unghia propriamente detta (lamina superiore robusta, e solea inferiore più sottile) ricopre l’ultimo osso (o falange) del dito, anch’esso uncinato, detto falange ungueale.

Ma a me non interessa parlarvi di questo. Mi interessa sapere e poi raccontarvi chi ha gli artigli e cosa se ne fa!!!

Se lo chiedessi ai bambini, la maggior parte mi direbbe che gli artigli li hanno gli animali carnivori e che servono per uccidere la preda o giù di lì MA, se la sera prima avessero visto un bel documentario un po’ scientifico o un libricino di animali fatto bene, penso che questi simpatiche menti così attive e intraprendenti mi darebbero mooolto filo da torcere con una moltitudine di risposte… e alcune certamente imprevedibili e a me sconosciute!

Questo è un blog, quindi, visto che dopo aver letto, nessuno dovrà sostenere un esame di scienzafacile.it (!), l’ordine con cui partire lo decido io anche se non sarà necessariamente didattico e da chi partiamo?

Da questo qui:

Plateosauro (Triassico Superiore - Germania) al museo di Storia Naturale di Milano

Un fossile, già! Un dinosauro per l’esattezza! E’ lungo solo qualche metro. Non è grandissimo. Gli appassionati staranno già sorridendo, invece gli altri si chiederanno magari dove sia finita la testa… Domanda più che giusta, ma torniamo agli artigli. Per quanto riguarda i fossili, ricordatevi che l’unghia propriamente detta normalmente non si conserva ma rimane solo la parte ossea dell’artiglio, chiamata falange ungueale

Guardate quelli della ‘mano’ sinistra che si vedono così bene (la chiamiamo mano per comodità, rispetto a scrivere ogni volta ‘parte terminale della zampa anteriore sinistra formata dai carpali, metacarpali falange ed un sacco di altre ossicine’!!!).

Se ora chiedessi a chi non lo ha riconosciuto cosa mangiava questo qui? Mi dovrebbe rispondere:”E chi lo sa? Mica me lo hai fatto guardare in bocca”!!! Giustamente, per capire cosa mangiava un animale del passato dovremmo poter studiare i suoi denti e la forma del cranio su cui si inserivano i muscoli che muovevano la mandibola… Il tutto deriva dallo studio degli animali attuali in cui si è visto che chi mangia cose simili ha anche bocche e adattamenti simili tra loro.

Ebbene questo qui sopra è un Plateosaurus di cui Daniele Tona ci ha descritto la dieta in questo bellissimo articolo sui dinosauri vegetariani!

Già. Era un vegetariano! Non si offenda chi lo sapeva già e non ci rimanga male chi pensava il contrario, ma gli artigli non servono per mangiare anche se in qualche caso Leggi tutto “Gli artigli dei Vertebrati, fatti per correre, per mangiare, per arrampicarsi, per uccidere…”

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