Sesso: Femmina. Professione: Scienziata.

Stefano Rossignoli 24 gennaio 2012

Io e Veronica - Ricomposizione di una lastra contenente un fossile - Scavo Grigna Settentrionale 2009
Io e Veronica - Ricomposizione di una lastra contenente un fossile - Scavo Grigna Settentrionale 2009

Sulle statistiche di scienzafacile, oltre a visite (per cui vi ringrazio di cuore!) in continuo aumento, mi sono imbattuto in una ricerca effettuata su www.google.it

Scuole per diventare Paleontologa

Ecco cosa mi ha portato a spendere un po’ di righe per questo argomento…

Cristina Lombardo
La Paleontologa Cristina Lombardo durante lo studio di un pesce fossile

In questo periodo la ricerca di una scuola superiore attanaglia la maggior parte di ragazzi e ragazze  che frequentano terza media in Italia…. “E’ una cosa seria” ti dicono. Da questo dipenderà il tuo futuro. Se sei ‘bravo’ devi andare al liceo classico o scientifico, se un po’ meno bravo a quello tecnologico. Poi ancora ci sono gli istituti commerciali, i licei linguistici, gli ITIS, gli psicopedagogici, ecc, ecc

Beh! Salvo per fortuna solo rarissimi casi, credo che chiunque abbia le capacità per affrontare qualsiasi tipo di scuola e la preparazione che ti darà dipenderà, non dall’indirizzo, ma da quanto ti impegnerai e soprattutto da chi ti troverai di fronte, inteso come professori e professoresse. Poi mi sento di tranquillizzare dicendo che da questa scelta dipenderà solo il futuro più vicino. La scuola si può anche cambiare in corso di studio e il futuro più lontano dipenderà da tanti di quei fattori……salvo per quei pochi eletti che hanno già le idee chiarissime in partenza…

Valentina Marzia Rossi, Geologa, PhD student ad Austin in Texas
Valentina Marzia Rossi, Geologa, PhD student ad Austin in Texas (Escursione nello Utah)

Parlando dei vari indirizzi, molto spesso l’essere negati in una materia dipende dall’impostazione iniziale che si è acquisita, a volte a causa di un insegnante (donna o uomo che sia) o del nostro primo approccio causato da simpatia o meno per l’argomento o per l’insegnante stesso/a… Questo approccio però si potrà cambiare in futuro e non è mai troppo tardi per accorgersi che si era portati per una materia pur avendo spesso avuto 3 sul registro…

A me è capitato con la matematica. A ventidue anni, grazie a Roberta, un’amica a cui non potrò essere mai abbastanza grato, ho scoperto che la matematica (intendo dalle espressioni agli studi di funzione, con limiti, derivate e integrali …più in là non mi sono mai spinto ma deve essere affascinante) era una cosa fattibile e addirittura divertente e stimolante e, dopo 4 anni che non studiavo più questa materia, in 12 giorni ho Leggi tutto “Sesso: Femmina. Professione: Scienziata.”

Guida alla descrizione e riconoscimento di invertebrati e tracce fossili (parte 2)

Parte prima (Introduzione – Come iniziare)

Porifera

Parliamo di spugne!

Da quel poco che so riguardo a questo taxa, quando si parla di Poriferi (organismi animali che troviamo dal Cambriano al recente – segnalate nel Precambriano), dobbiamo pensare subito a descrivere la forma esterna e se è presente una parete detta derma o cortex a seconda dello spessore (visibile ovviamente in sezione o se troviamo frammenti di parete), se e dove si apre l’osculo e la distribuzione delle porosità.

Le forme non sono sempre regolari, a volte sono anche incrostanti quindi non c’è una nomenclatura specifica

Successivamente sarebbe da riconoscerne la struttura (Ascon, Sycon o Leucon).

Quando si trovano solo frammenti di parete (o ectosoma), si può descriverne quindi lo spessore e la forma delle spicole che compongono tale parete/scheletro. Quando descriveremo l’interno, a sua volta parleremo dell’endosoma…

Ovviamente tra i fossili si conservano solo le spicole mineralizzate di calcite o silice o di calcite+silice e non quelle di spongina (una sostanza organica). A volte si conservano proprio solo le spicole disarticolate e gli ammassi vengono chiamate spicoliti (rocce formate da spicole).

E’ importante riconoscere e descrivere la forma delle spicole, il n° di punte, di assi di simmetria (1, 2, oppure 3 o 4)con la loro nomenclatura specifica (ad esempio “spicole monoassoni diactine”) e possibilmente precisare se sono spicole o desmi, ovvero spicole calcitiche ricoperte di silice e ulteriormente complicate nella forma.

Non dovrebbero vedersi strutture più piccole

Un’altra spugna ad esempio è Cliona viene annoverata tra le tracce di abitazione o “Cubichnia” in quanto vive all’interno di gusci calcarei che scava e abita lasciando delle gallerie dendritiche di cui si notano le aperture esterne sui gusci abitati.

Bivalve e Cliona dall'interno - Domichnia -
Bivalve e Cliona dall’interno – Domichnia –

Se Cliona ha abitato il guscio di un mollusco mentre questo era vivo, si può spesso notare l’accrescimento di un callo madreperlaceo secreto dal mollusco per proteggersi rinforzando il guscio indebolito.

Archeociata

Credo che raramente, descrivendo un bicchiere capiti di dover specificare quando è stato realizzato ma, dato che qui invece si parla di paleontologia e in questo campo il tempo è la cosa più importante, cominciamo col dire che gli Archeociati sono del periodo Cambriano (inf-medio).

La loro forma ricorda proprio quella di un bicchiere, o meglio di due bicchieri uno dentro l’altro. Sono forme gregarie e spesso formano biocostruzioni o comunque gruppi

La forma più tipica è quella a calice a doppia parete, una parete interna ed una esterna tra le quali viene delimitata una zona detta Intervallum ma ci sono anche forme diverse.

L’intervallum a sua volta può essere separato da setti radiali.

Le pareti e i setti sono in genere perforati, quindi una buona descrizione dovrebbe riportare:

Descrizione della forma e dimensioni di un singolo Archeociato, precisando se è una forma solitaria o gregaria ed in questo caso specificare le dimensioni dell’insieme.

Per dimensioni io specificherei: Altezza, larghezza, larghezza delle strutture di cementazione alla base, larghezza dell’Intervallum e quindi della cavità centrale, da considerare anche lo spessore delle pareti. Essendo di scuola meccanica, utilizzerei i millimetri come unità di misura!

Passerei poi al numero di setti se presenti.

Successivamente specificherei il tipo e dimensioni dei pori delle varie pareti e degli eventuali setti, o altro se si tratta di tabulae, dissepimenti, ecc

Il gioco è fatto. abbiamo descritto un Archeociato!

Attenzione però: dobbiamo descrivere quel che vediamo e non  come è fatto un Archeociato su un trattato di sistematica!

Difficilmente vedremo le tabulae se l’individuo si vede in sezione trasversale (cioè come una fetta di salame messa sul tavolo!) e altrettanto difficilmente potremo misurare l’altezza del calice. Uno dei metodi di descrizione può essere quello di specificare perchè non si vedono certe parti dell’organismo. Una scarsa qualità di conservazione o una frattura, o la presenza di matrice rocciosa che ricopre la parte che ci interessa…

Peggio di tutto sarebbe descriverne le parti molli che non si conservano. A parte che degli Archeociati se ne sa davvero poco, comunque non è una scelta saggia descrivere ciò che non si vede!

Bisogna invece imparare a vedere quel che c’è!

 

Stromatoporoidea

(Ancora incertezze nella loro collocazione sistematica) Data la scarsa complessità di questi organismi cambriano-cretacici e delle strutture da descrivere, non è ancora necessario conoscere molti nomi e caratteristiche anatomiche.

Qui ci limiteremo a specificare se le colonie (almeno sembrano colonie, ma essendo estinti, secondo me non è mica detto!) sono tabulari, incrostanti o ramificate.

A seconda dei casi, misurare le dimensioni della colonia, ad esempio larghezza, lunghezza e spessore (in caso di colonia tabulare) oppure lunghezza e diametro dei rami o diametro e lunghezza media degli stoloni.

Indicare se sulle colonie tabulari sono visibili superiormente mammelloni più o meno prominenti e astrorize.

 

parte 3 (I Celenterati/coralli)

Guida alla descrizione e riconoscimento di invertebrati e tracce fossili (Parte 1)

Stefano Rossignoli dal 10 Novembre 2011…

Introduzione

L’occasione di scrivere questa guida arriva dal fatto che ho potuto aiutare online una mia cara amica a studiare e soprattutto descrivere gli invertebrati fossili per una prova universitaria di descrizione e riconoscimento. Approfitto subito per ringraziare Claudia per avermi costretto a ripassare caratteristiche che non ricordavo e che ora potrò mettere nero su bianco, mi auguro, con una certa logica!

Premetto immediatamente che tale guida non si occupa di sistematica a livello di determinazione di genere e specie (salvo FORSE rari casi), quanto di aiutare lo studente di un corso universitario di paleontologia nel riconoscimento e soprattutto nella descrizione dei principali taxa di invertebrati fossili a livello di Phylum o poco inferiore. Mi occuperò poi solo di macro-invertebrati, diciamo da qualche millimetro in su!

Mi auguro che questa guida possa essere un compendio anche per studenti delle scuole superiori per imparare a spiegarsi con maggior cognizione di causa e imparare a descrivere un qualsiasi oggetto o organismo.

Spero anche possa aiutare gli appassionati alle prime armi nel reperimento di alcune caratteristiche sconosciute degli invertebrati del passato. So che gli appassionati hanno spesso conoscenze specifiche nettamente maggiori delle mie.

Mi riferirò ad un testo, standard credo almeno in Italia per la sistematica degli invertebrati fossili

di Andrea Allasinaz:”PALEONTOLOGIA GENERALE E SISTEMATICA DEGLI INVERTEBRATI”

Non mi occuperò di precisare se parlo di classe, superclasse, sottoclasse o altro. Per questo, se richiesto basta studiare e farsi un albero filogenetico mentale! Non mi preoccuperò nemmeno troppo di spiegare i termini tecnici quindi sotto coi libri, figure, legende e studiare!!!

La guida potrà essere, anzi indubbiamente sarà incompleta, ma l’obiettivo è di dare l’input per intraprendere lo studio e l’esercizio descrittivo nella giusta direzione.

 

Parte 1 – Come iniziare

Le Università, i Musei e a volte pure i sentieri Italiani sono pieni di fossili. In questi luoghi potrete andare a reperirli in modo da poterli guardare e studiare. Ci occuperemo quindi di descriverli e riconoscerli ovviamente. Parlo di distinguere un Mollusco Bivalve (o dei Lamellibranchi!) da un Brachiopode o un Mollusco Cefalopode (come un Ammonoide o un Nautiloide) da un Gasteropode e distinguere poi anche un Ammonoide da un Nautiloide!

Ammonoidea (Rosso ammonitico Lombardo)
Ammonoidea (Rosso ammonitico Lombardo)

Prima di cominciare a descrivere un fossile però dovrebbe essere scontato saper descrivere qualcosa di comune.

Durante un paio di lezioni di ripetizione mi chiesero di aiutare una ragazza di prima superiore a studiare scienze. Stava studiando i vari tipi di proiezioni cartografiche (cosa che personalmente ritengo assurda). Secondo me è meglio imparare bene come funziona un tipo o due, vederne le differenze e poi sarà un problema futuro approfondire. Comunque non mi sembrava che questa ragazza avesse problemi seri nella comprensione del testo, ma non riusciva a rispondere alle mie domande.

Io sono un po’ una carogna, lo ammetto, sono anche un provocatore, ma mi venne un’idea: eravamo seduti ad un tavolo, uno a fianco all’altra. Io a destra e lei a sinistra. Presi un Leggi tutto “Guida alla descrizione e riconoscimento di invertebrati e tracce fossili (Parte 1)”

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