Stratigrafia del 2000, i livelli markers

Stefano Rossignoli 11 marzo 2012

Pulizia di un tratto di una Roggia
Pulizia di un tratto di una Roggia

Oggi, la seconda domenica di marzo stavamo gironzolando io e i miei amici climbers (ovvero scalatori) prima di affrontare una bellissima giornata di arrampicata tra amici e Orlando mi ha chiesto come mai il Naviglio Grande rimanesse asciutto per un maggior tempo rispetto al solito. Io, non conoscendo il motivo preciso, gli ho detto che capita qualora ci siano da fare interventi di manutenzione straordinaria…

Orlando a quel punto mi dice che, già che fanno manutenzione, dovrebbero entrare con le ruspe a dragare il fondo in modo da pulirlo da tutta la sporcizia e dalla spazzatura che è stata buttata dentro in questo paio di mesi di asciutta.

In effetti è impressionante la quantità immonda di immondizia che è stata gettata nel Naviglio dalle mani della gente in questo breve tempo. Fa venire la nausea anche solo pensarci. Mi nausea quella gente ovviamente!

Ora però cerco di abbandonare questo tono da predicatore e veniamo alla stratigrafia, ovvero una scienza che si occupa di studiare le formazioni rocciose della Terra, le loro origini, le loro caratteristiche e le relazioni (geometriche e temporali ad esempio) tra di esse…

Uno dei privilegi della stratigrafia è che il suo studio permette di fare correlazioni, ovvero di poter fornire le informazioni per confermare che strati rocciosi (ma anche non per forza rocciosi) ad una certa distanza tra loro (anche molto grande) hanno la stessa età di origine.

Per far questo si cercano ad esempio nelle formazioni rocciose alcuni segnali di eventi accaduti in tutto il pianeta Terra che segnano un marker, ovvero un riferimento (un livello marker appunto!)… oppure si cercano gli strati con gli stessi fossili, o meglio, le stesse associazioni di fossili. Si può anche andare a misurare la magnetizzazione delle rocce (o comunque dei sedimenti) per percepire la variazione del campo magnetico terrestre e confrontarlo con una scala di riferimento di cui ci occuperemo magari in futuro… Ad esempio anche un’eruzione vulcanica di enormi dimensioni lascia un livello marker di ceneri che va a depositarsi nelle zone con sedimentazione del pianeta, basti pensare all’eruzione del Mount Saint Elen del 1980 e a quanta cenere e gas sono stati eruttati e sparsi per tutta Leggi tutto “Stratigrafia del 2000, i livelli markers”

Alessandra Morgillo! Fotografa Naturalista o Artista?

Stefano Rossignoli 5 marzo 2012

Alessandra Morgillo - Mostra fotografica all'11Club - Milano
Alessandra Morgillo - Mostra fotografica all'11Club - Milano

E’ venerdi (2 marzo). Non sono abituato ad uscire per locali la sera, ma ora mi trovo a Milano, per giunta nella Milano delle discoteche più “IN” della Città.

Nei locali mi ci son sempre trovato bene solo sul palco con la mia chitarra elettrica e la band al mio fianco.

Stasera invece mi aspetta Alessandra Morgillo che tutti ben conoscerete almeno per i suoi begli scatti e gli articoli che si trovano su scienzafacile, o su clickalps e su “Le Montagne Divertenti”.

La nostra Guest Blogger espone alcune sue immagini in occasione di un evento all’Eleven (11) Club di via De Toqueville.

Entro e la sala è divisa in diversi angoli espositivi. Nell’angolo in fondo a destra c’è Alessandra, molto elegante, che chiacchiera sorridente con un amico. E’ accompagnata da Gabriella, la sua affezionata “sorellina” che la sostiene.

Gabriella e Alessandra Morgillo - Mostra fotografica all11Club Milano
Gabriella e Alessandra Morgillo - Mostra fotografica all11Club Milano

Appena mi vede si alza per salutarmi e presentarmi agli amici che sono venuti a trovarla. basta un sorriso e due chiacchiere e mi sento già a mio agio come a casa.

E’ quattro anni, da quando eravamo colleghi al Museo di Storia di Milano, che interagiamo solo via posta elettronica e posta vera ed è simpatico percepire la differenza tra vedersi dal vivo e solo online… Da quando Alessandra collabora con scienzafacile ci sentiamo spesso ed è normale spedirsi una mail, qualche immagine, un messaggio …ma dal vivo è ovviamente diverso e inebriante…

Arriva anche Luca un amico botanico fitosociologo che conosce Alessandra e non si perde l’evento per niente al mondo…ci farà anche alcune fotografie che trovate in questo articolo

Dopo un po’ di chiacchiere insieme, chiedo ad Alessandra se le va di sottoporsi ad una piccola intervista e questo è ciò che è venuto fuori:


Stefano e Alessandra
Stefano e Alessandra

Qual’è il criterio con cui decidi di scattare una fotografia?

“Seguo l’ispirazione del momento!”

Quindi sei un’Artista! …perchè c’è sempre poesia nelle tue immagini…

“Grazie! Si! Mi definisco un’artista, non una fotografa. Questo scrivilo! Un’artista che coglie l’aspetto lirico della Natura.”

Alessandra continua dicendomi che non cerca per forza la massima definizione dell’immagine, ma cerca VITA ed EMOZIONI.

Beh! Io credo che se le tue immagini avessero ancora maggiore definizione sarebbero solo più belle…

“Speriamo!!!” dice lei! “…quando avrò gli stumenti adatti…”

Che strumenti utilizzi e hai utilizzato? E’ tanto che usi il digitale?

Un po’ di anni. Prima avevo un’analogica compatta, poi ho usato una bridge e solo da due anni ho una reflex digitale. Non tutte le immagini che ho esposto sono fatte con la reflex.

Scusa Alessandra, è solo una curiosità ma come e quanto utilizzi il multiscatto per ottenere le tue immagini?

Ce l’ho sempre inserito ma lo uso molto poco. Nella foto del cuore (quella dei Cigni) ho fatto quattro scatti: un solo attimo, ho visto i cigni avvicinarsi rapidamente, ho intuito, ho inquadrato e…sperato!

Non mi piace scattare a raffica e poi selezionare, preferisco inquadrare e provare a prevedere quello che succederà nei prossimi istanti. Interpretare le azioni, o meglio le intenzioni, dei soggetti per me è fondamentale.

Osservo, immagino, aspetto e poi scatto non appena percepisco qualcosa, quando sento che è il momento giusto, seguendo l’ispirazione.

Tra i fotografi seguire l’ispirazione non è un pregio perchè lo scatto andrebbe studiato. Ogni tanto però studio anche io come scattare, soprattutto nella macrofotografia dove mi è possibile fare diverse prove con infinita pazienza!

Ci metti tecnica nel cuore!

E un po’ di cuore nella tecnica! Ritocco il meno possibile, solo contrasti, luminosità e niente altro. Un minimo in postproduzione…


In questa piccola e semplice intervista, interrotta dalle altre nostre chiacchiere e dal volume della musica in crescita ho ottenuto le prove di ciò che ho pensato dal primo momento in cui ho visto una foto di Alessandra, ovvero che in ogni suo scatto c’è sempre qualcosa in più dell’immagine stessa.

Cuore. ...di Alessandra Morgillo
Cuore. ...di Alessandra Morgillo

C’è energia e brillantezza. C’è respiro, il respiro della Natura e dei colori. Come penso da sempre funzioni anche per la musica, ci sono almeno due fattori che compongono la bellezza di un pezzo e di un’immagine e sono prima di tutto Leggi tutto “Alessandra Morgillo! Fotografa Naturalista o Artista?”

Genetica molecolare e lotta ai tumori: a che cosa serve la ricerca di base?

Caterina Iofrida 5 marzo 2012

Cate per scienzafacile
Cate per scienzafacile

Avendo studiato per anni la genetica dei tumori da un punto di vista molto specifico, ovvero dal punto di vista del coinvolgimento di un gene (BRCA1: breast cancer 1, early onset) in una malattia (il cancro al seno), mi sono spesso sentita chiedere a che cosa serva la ricerca di base in questo campo.

La mia risposta (che scrivo qui per chiarirla bene prima di tutto a me stessa!) necessita di due argomentazioni fondamentali.

La genetica dei tumori non aiuta a capire solo le cause dei tumori con una predisposizione genetica, ma, attraverso lo studio di questi, contribuisce a spiegare in generale tutti i tipi di tumore. Non solo, la ricerca di base, studiando le cellule tumorali, ci può portare alla spiegazione di meccanismi molecolari delle cellule normali.

Faccio l’esempio di BRCA1, che mi torna comodo!

BRCA1 è un gene associato alla predisposizione al cancro al seno: questo significa che vi sono mutazioni di questo gene che conferiscono al portatore una percentuale di rischio maggiore, rispetto a chi non le ha, di sviluppare tale tumore nel corso della vita. Inoltre, si sa che la maggior parte delle mutazioni associate al cancro trovate in questo gene sono mutazioni che portano ad una perdita di funzione: in poche parole, è più probabile sviluppare il tumore quando la mutazione di questo gene provoca una proteina che non funziona. Questo implica che, quando BRCA1 è invece funzionale, costituisca un soppressore di tumore: contribuisce cioè a prevenire lo sviluppo di questa malattia.

Per molto tempo, l’azione di soppressore di tumore al seno di BRCA1 ha costituito un dato di fatto, di cui però non si conoscevano le ragioni. Ancora oggi, il suo coinvolgimento in questo tumore non è stato spiegato completamente: questo soprattutto perché il meccanismo di questo coinvolgimento non riguarda un unico processo cellulare ma ha a che fare con varie tra le molteplici funzioni di questo gene.

Ok, ma veniamo al ruolo della ricerca.

Se si trova che un dato gene è associato ad una malattia la ricerca può andare a vedere che cosa succede ad altre molecole quando la funzione del gene è modificata o annullata. Se non si conoscono ancora i processi in cui il gene è coinvolto, come nel caso di BRCA1, si fa uno “screening” dell’intero genoma, che può esser fatto con vari tipi di tecniche che non mi interessa raccontarvi oggi e in questa sede.

Basti dire che questo “screening” generale permette di individuare molecole che interagiscano con il gene di interesse o siano influenzate dalla sua funzione, che facciano parte insomma di macchinari molecolari comuni.

Può essere che si trovino collegamenti del gene a processi ben conosciuti e di cui si conoscono già gli “attori principali”: questo è il caso, ad esempio, della scoperta del collegamento di BRCA1 con un sistema cellulare di degradazione delle proteine (ubiquitinizzazione). Poi, può anche accadere che si trovino collegamenti del gene con gruppi di proteine che non siano ancora stati collegati tra loro e di cui non si conosca ancora la funzione approfonditamente: è il caso del BASC (Brca1-Associated Surveillance Complex), un “macchinario di sorveglianza del DNA”. Questo “macchinario molecolare”, come oggi si sa, è costituito da un gruppo di proteine che garantiscono l’integrità e la copia fedele, al momento della divisione cellulare, del DNA destinato alle cellule figlie. Laddove vi sia un danno al DNA, questo macchinario deve indurre un blocco del ciclo cellulare e, se possibile, riparare il danno per poi far ripartire il meccanismo di divisione. Se non si riesce a rimediare al danno, il macchinario di sorveglianza deve obbligare la cellula a “suicidarsi” attivando il meccanismo di morte cellulare programmata, chiamato apoptosi. Questo perché, se la cellula non ripara il danno e continua comunque a dividersi, si porta dietro l’errore, generando una nuova mutazione, ed è proprio l’accumulo di queste mutazioni nel corso delle divisioni cellulari che porta, alla fine, allo sviluppo di un tumore.

Il BASC è stato scoperto grazie agli studi fatti su BRCA1, quando ancora si sapeva poco o nulla di questo macchinario proteico, pur conoscendo singolarmente la funzione di alcuni dei suoi componenti. Quindi, lo studio dei meccanismi molecolari coinvolgenti il nostro gene, in questo caso, non ha soltanto aiutato a capire che cosa accada in cellule (e, quindi, in pazienti) con una mutazione di BRCA1, ma ha anche portato a scoprire uno dei meccanismi con cui avviene la “sorveglianza sul DNA” in cellule normali. Questo è un buon esempio di come la ricerca di base, partendo da un problema circoscritto, possa avere ripercussioni a livello molto più ampio. E questa è la mia prima argomentazione a favore della ricerca.

A questo punto, può comunque nascere la domanda classica: ok, dopo aver capito che una ricerca, anche molto specifica, può condurre alla scoperta di qualcosa di importante e ad ampio respiro, tutto questo a che cosa serve?

La risposta costituisce la mia seconda argomentazione.

Sapere come funziona una malattia può aiutare sempre nella cura, fondamentalmente perchè conoscere a fondo un disturbo permette una cura mirata. Ad esempio, una importante parte dei farmaci antitumorali agisce cercando di mandare la cellula in apoptosi, ovvero attivando la Leggi tutto “Genetica molecolare e lotta ai tumori: a che cosa serve la ricerca di base?”

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