Dai Dinosauri agli Uccelli (Parte II)

Dai dinosauri si originano gli uccelli. Evoluzione durante l’era mesozoica, parte seconda

Daniele Tona 22 settembre 2010

Continua il nostro esperto di Dinosauri Daniele Tona a parlarci di un passaggio chiave dell’evoluzione dei Vertebrati.
Leggi la prima parte!

…La strada che da Archaeopteryx conduce agli uccelli che conosciamo è però ancora lunga.

Archaeopteryx_fossilmuseum_net_smallGuarda Archaeopteryx su fossilmuseum.net

L’anatomia di Archaeopteryx è infatti ben diversa da quella di una rondine o di un’aquila; i caratteri peculiari che abbiamo visto all’inizio vengono acquisiti via via, passando attraverso numerose famiglie di animali che, un po’ alla volta, perdono caratteristiche tipicamente rettiliane, evolvendole in altre più marcatamente aviane.
Laddove per molti decenni questa parte della storia degli uccelli è stata avvolta nella più completa oscurità (in sostanza le conoscenze passavano da Archaeopteryx del tardo Giurassico a uccelli ormai fatti e finiti del Cretaceo superiore), scavi condotti negli ultimi venti anni in siti del Cretaceo inferiore, tra cui Liaoning in Cina e Las Hoyas in Spagna, hanno permesso di colmare la lacuna e di avere un quadro più chiaro dell’evoluzione degli uccelli, un processo ben più lungo e articolato di quanto si pensasse all’inizio.

cladogramma_celurosauri

Risalendo il cladogramma degli Avialae si arriva alla prima modifica del modello base: la comparsa del pigostilo, cui corrisponde un accorciamento della lunga coda dei dinosauri. I Pigostylia comprendono una famiglia di uccelli primitivi chiamati Confuciusornithidae, così chiamati dal genere tipo, il Confuciusornis (“uccello di Confucio”) del Cretaceo inferiore cinese.
Il Confuciusornis era più vicino agli uccelli rispetto ad Archaeopteryx: la coda è corta con un pigostilo appuntito ed ha un becco privo di denti (che però ha evoluto indipendentemente agli uccelli moderni); presenta però dei caratteri ancora basali, come uno sterno poco sviluppato e zampe anteriori con lunghe dita artigliate; la preservazione eccezionale degli esemplari ha inoltre mantenuto traccia del piumaggio, tra cui due lunghissime penne sulla coda.
Confuciusornis era in grado di volare meglio di Archaeopteryx, ma il modo con cui si inseriva l’omero (l’osso del braccio) gli impediva di sbattere velocemente le ali, per cui si pensa che preferisse un volo planato.
L’altro gruppo di Pigostylia (chiamato “sister group” in cladistica) sono gli Ornithothoraces, ossia quegli animali caratterizzati da una serie di modifiche anatomiche che hanno consentito un volo attivo e dinamico: un tronco più corto e rigido, coracoidi allungati, uno sterno ampio e carenato e un’articolazione della spalla modificata: Si tratta dei primi uccelli veri e propri, con caratteri che li rendono volatori abili ed efficienti. A ciò si aggiungono l’alluce ribaltato, che permette loro di appollaiarsi, e l’articolazione del polso che consente di ripiegare la mano, le cui dita sono ormai ridotte a elementi corti e non più funzionali.
Gli Ornithothoraces comprendono due grandi gruppi: gli Enantiorniti sono uccelli esclusivi del periodo Cretaceo; il nome del gruppo, “uccelli opposti”, sta ad indicare l’articolazione della spalla, dove il coracoide presenta una protuberanza mentre la scapola presenta una concavità con cui va a combaciare; è una situazione all’opposto di quella che troviamo negli uccelli odierni, da qui il nome Enantiorniti.
Questi uccelli avevano inoltre caratteri peculiari, come il tarsometatarso non completamente saldato nella porzione a contatto con le dita e la presenza delle coste addominali dette gastralia, ereditate dai loro antenati dinosauri; molti di essi erano anche muniti di piccoli denti.
In generale gli Enantiorniti sono considerati una strada alternativa nell’evoluzione degli uccelli, con caratteristiche intermedie fra i loro antenati e i volatili moderni, che ha comunque avuto grande successo durante il Cretaceo, estinguendosi in corrispondenza della crisi biologica alla fine del periodo (ricordiamoci che non sono stati solo i dinosauri ad estinguersi 65 milioni di anni fa!).
L’altro gruppo di Ornithothoraces sono gli Ornithuromorpha, che sono ormai uccelli a tutti gli effetti; le ultime modifiche che interessano la loro anatomia sono a livello soprattutto della colonna vertebrale, che riduce ulteriormente il numero delle vertebre, e del polso, dove avviene la fusione dei metacarpi.
Gli Ornituromorfi comprendono essenzialmente gli uccelli moderni oltre a una serie di generi e gruppi più basali, ancora caratterizzati dalla presenza di denti nel becco; degni di nota sono gli Hesperornithes, che hanno rinunciato al volo riducendo le ali a moncherini atrofizzati, per diventare uccelli acquatici che nuotavano scalciando con le zampe posteriori, robuste e quasi certamente palmate.
Gli Ichthyornithes sono invece l’equivalente cretaceo dei gabbiani, da cui differivano solo per la presenza di denti. A questi gruppi si aggiunsero, alla fine del Cretaceo, anche i primi rappresentanti dei Neorniti, cioè gli uccelli veri e propri dal becco privo di denti, gli unici a scampare all’estinzione di massa alla fine del Cretaceo.
La storia degli uccelli continua però in modo sorprendente nel Cenozoico: i Neorniti superstiti, infatti, si differenziarono con una rapidità sbalorditiva, e nel giro di pochi milioni di anni quasi tutti gli ordini attuali contavano almeno un rappresentante.


Picchio muratore (Sitta europaea) – Foto di Alessandra Morgillo

Nel corso del Cenozoico, inoltre, gli uccelli hanno più volte e in epoche diverse assunto il ruolo di predatori dominanti dei loro ecosistemi, tornando ad essere animali vincolati alla terra e seminando il terrore tra i mammiferi.
Laddove i mammiferi carnivori come felini e canidi non si erano ancora evoluti o non erano ancora giunti, uccelli terrestri alti più di due metri correvano su lunghe zampe muscolose, catturando inermi erbivori con i becchi adunchi.
La loro somiglianza con i dinosauri carnivori da cui si sono evoluti nel remoto Giurassico è impressionante, quasi un omaggio ai loro antenati volto a tenere alto il nome della loro antica stirpe.

Daniele Tona

Dai Dinosauri agli Uccelli (Parte 3 – alcune novità…)

Un altro passaggio chiave… (Dai rettili ai mammiferi …di Stefano Rossignoli)

Buchenstein VS Perledo Varenna! I pesci fossili della Grigna Settentrionale

I primi Vertebrati fossili (Pesci e Rettili) trovati sulla Grigna sono stati estratti dai calcari neri e laminati conosciuti come ‘Nero di Varenna’ o, erroneamente ‘Marmo Nero di Varenna’ (erroneamente per il fatto che il nero di Varenna è un calcare a tutti gli effetti ovvero una roccia sedimentariea, mentre un marmo è una roccia metamorfica, ovvero un calcare trasformato da pressione e calore…)
Ancora più a est e quasi certamente collegato da alcuni canali d’acqua, si trovava un altro bacino con profondità simile a quello del Perledo-Varenna…e molto probabilmente un diverso contenuto in ossigeno al fondo…

Qui si formava il Buchenstein, ovvero un calcare bacinale, stratificato ricco in liste e noduli di silice sotto forma di selce (dovuti alla abbondante presenza di radiolari, organismi unicellulari a scheletro siliceo e all’attività vulcanica nelle vicinanze testimoniata anche da livelli cineritici dovuti all’accumulo sul fondale d ceneri vulcaniche…)

Ciao, mi presento: sono uno studente di geologia dell’università della Toscana, ho visto il tuo sito e devo dire che ammiro il tuo lavoro essendo un appassionato di Paleontologia fin da quando ero piccolissimo.

Ho visto che hai condotto degli scavi sulla Grigna Settentrionale o Grignone alla ricerca dei pesci,(deve essere stato fantastico vedere quelle meraviglie uscire dalla roccia) ora giungo al succo della mia domanda.
Siccome sto, anche se in anticipo, cercando di preparere una raccolta dati dei siti a pesci volevo sapere se quelli delle Grigne sono contenuti nella formazione di calcare di Perledo Varenna o esistono altre formazioni piu recenti? (dato che gli ultimi pesci dovrebbero essere stati scoperti da un’altra parte della Grigna Settentrionale se non erro).

In attesa di una cordiale risposta porgo Cordiali saluti
Frederic Solda

Ciao Frederic!
La domanda che mi poni in effetti è per ‘addetti ai lavori’ e basterebbe una riga per risponderti. Mi fai anche tornare alle grandi emozioni di alcuni momenti di quello scavo fantastico per tanti motivi, gente, colleghe/i, ambiente selvaggio…
Ti chiedo subito scusa se semplifico un po’ e magari introduco un poco l’argomento in modo che anche qualche ‘non addetto’ possa leggere e capire qualcosa…
Di sicuro però ti risponderò!!!

scavo_roccia

– Qui una ‘piccola’ photogallery degli scavi
…ma soprattutto di persone degli scavi in Grigna…

Stiamo parlando di pesci fossili ovviamente e Frederic sei ben informato.
I primi Vertebrati fossili (Pesci e Rettili) trovati sulla Grigna sono stati estratti dai calcari neri e laminati conosciuti come ‘Nero di Varenna’ o, erroneamente ‘Marmo Nero di Varenna’ (erroneamente per il fatto che il nero di Varenna è un calcare a tutti gli effetti ovvero una roccia sedimentaria, mentre un marmo è una roccia metamorfica, ovvero un calcare trasformato da pressione e calore…)
Questi fossili sarebbero stati trovati in alcuni blocchi franati in Val d’Esino o in una cava, ma tutto ciò che si sa sulla loro provenienza sono racconti… Già questo è affascinante se pensiamo che i ritrovamenti risalgono solo a metà del 1800…
Il Perledo-Varenna come viene chiamato normalmente da chi ci lavora o ci ha lavorato è un calcare bacinale (di un bacino d’acqua) formatosi nel Triassico medio in fondali marini mediamente profondi (nell’ordine del centinaio di metri), anossici (senza ossigeno) da cui il colore nero per la presenza di molta materia organica parzialmente decomposta…

Il bacino marino in cui si è formato il Perledo-Varenna era vicino ad una zona di mare basso detta piattaforma carbonatica (in cui, ad opera di organismi, grazie anche al clima caldo del mesozoico, si formava il carbonato di calcio ovvero il calcare massiccio!) che ha dato origine al Calcare di Esino il quale compone gran parte delle Grigne …dove si arrampica!

Ancora più a est e quasi certamente collegato da alcuni canali d’acqua, si trovava un altro bacino con profondità simile a quello del Perledo-Varenna…e molto probabilmente un diverso contenuto in ossigeno al fondo…

Qui si formava il Buchenstein, ovvero un calcare bacinale, stratificato ricco in liste e noduli di silice sotto forma di selce (dovuti alla abbondante presenza di radiolari, organismi unicellulari a scheletro siliceo e all’attività vulcanica nelle vicinanze testimoniata anche da livelli cineritici dovuti all’accumulo sul fondale d ceneri vulcaniche…)

Circa 25 anni fa A.Tintori, durante un’escursione sotto gli scudi del Grignone trovò il primo resto di Vertebrato fossile all’interno di queste rocce… Quando poi i tempi sono stati maturi è cominciata l’attività di ricerca dell’Unversità degli Studi di Milano di cui ho fatto parte e che ha portato ad una conoscenza più approfondita della distribuzione geografica e spaziale di molte specie di Pesci del Triassico medio lombardo.
Gli studi sui conodonti (parti di apparato boccale dei primi vertebrati che siano mai esistiti? …e poi estinti al limite superiore del Triassico) hanno reso possibile la datazione del Buchenstein riconducendolo al ladinico inferiore.
Ci sono molti generi somiglianti e a volte uguali tra le specie di Vertebrati del Perledo-Varenna e del Buchenstein. Troviamo somiglianze anche col trias medio del M. San Giorgio e sembra che, a piccola scala, si possano fare delle correlazioni stratigrafiche utilizzando anche i Vertebrati e non solo i microfossili…
E’ incredibile poi la somiglianza con alcuni generi cinesi, ma non oso addentrarmi nell’argomento lasciandolo agli approfonditi studi ancora in corso…
Ricordo solo che, nel triassico medio, Grigna e sud della Cina erano parte delle coste settentrionali dell’Oceano della Tetide di cui oggi restano solo dei resti e degli indizi …tra cui questi pescetti fossili che nel loro piccolo arrivano anche al metro e mezzo di lunghezza!

Sperando di aver soddisfatto le tue richieste…
cordialmente ti auguro buoni studi universitari!
A presto e continua a visitarci.

Bibliografia:
Da lavori vari del prof. Andrea Tintori tra cui moltissime chiacchierate fatte insieme, …e la fortuna di lavorare a stretto contatto con Paleontologi professionisti, studenti e appassionati di grande calibro!

Stefano Rossignoli 24 settembre 2010

Cercare e collezionare fossili in Italia è legale?

Buongiorno,
ho trovato il suo indirizzo mail visitando il sito (che trovo molto bello, complimenti!) e mi permetto di chiederle una cosa:
un mio ex professore di scienze (appassionato cercatore) mi ha regalato una ventina di fossili perché mio figlio Giona (che ha solo quattro anni e mezzo) è molto interessato alla natura ed in particolare proprio ai fossili. A tal riguardo le vorrei chiedere se è legalmente possibile cercarli e collezionarli in previsione futura di qualche tentativo di ricerca con mio figlio, una volta più grandicello.
La ringrazio anticipatamente per la risposta.
Con cordiali saluti

Paolo Rezzante
Vicenza

Caro Paolo, comincio subito col ringraziarti per i complimenti che fai al sito. E’ sempre un piacere riceverne e ci gratifica per il tempo speso a studiare e a scrivere…

scavo_roccia

Di solito per rispondere a una domanda mi tocca studiare e documentarmi parecchio, ma questa volta è tutto molto semplice.
Mi intenerisce parecchio e fa piacevolmente sorridere immaginare genitori e figli piccoli a ‘caccia’ di fossili insieme! E’ proprio bello! …però…
Semplicemente lo scavo e l’estrazione dei fossili in Italia sono attività illegale e vietata salvo concessione governativa e più precisamente della ‘sovraintendenza ai beni archeologici’.
Acquistarne e collezionarli non è vietato, a patto di avere regolare certificato che ne afferma l’acquisto da un paese estero in cui la ricerca e la vendita siano consentiti (ad esempio Marocco o USA) e che il fossile abbia passato legalmente la frontiera.
Che io sappia qui in Italia l’unica eccezione è a Bolca (VR) in cui da anni i proprietari del fondo possono vendere alcuni reperti che non vengono ritenuti necessari alla ricerca scientifica.

Concludo dicendo che forse l’unico modo per cercare fossili ‘tranquillamente’ (e lo metto tra virgolette perchè è talmente emozionante…) con tuo figlio potrebbe essere quello di un viaggio all’estero …magari negli USA aggregandosi come volontari, tra qualche anno, in qualche scavo universitario/museale (so che esiste la possibilità ma non ne conosco i dettagli).

L’alternativa per l’Italia (a mio avviso) è che è vietato scavare ed estrarli, ma nessuno vieta di cercarli!!! Lo so che trovarli e lasciarli lì avvisando un’Università o un Museo è una cosa più che discutibile ma, se capita, può anche essere una grande soddisfazione.
E’ anche vero che trovare fossili senza scavare è quasi impossibile nella maggior parte dei casi, ma ci sono situazioni (certamente rare) in cui i fossili affiorano naturalmente o artificialmente a causa di qualche scavo stradale fatto in aree fossilifere…

Dal mio punto di vista devo dire che mi sento molto fortunato perchè non sento l’esigenza di andare a cercare fossili, probabilmente perchè quando vado lo faccio per lavoro, quindi con tutte le autorizzazioni del caso.

Un po’ mi spiace dover sempre deludere chi mi fa questa domanda, ma mi auguro che tu e tuo figlio possiate in futuro prendere un aereo insieme per una ‘vacanza fossilifera’ indimenticabile!

Stefano Rossignoli 21 settembre 2010

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