Gita sul Monte San Giorgio …Nel patrimonio dell’UNESCO

Stefano Rossignoli 28 giugno 2010

Venerdi 11 giugno 2010 ho avuto la fortuna di partecipare ad un uscita sul Monte San Giorgio con Andrea e Marcus, grandi conoscitori di quelle zone dal punto di vista storico e paleontologico…
Ero in compagnia anche di Stefano un amico paleontologo di Firenze e della mia collega Veronica.

Monte San Giorgio dal Monte Generoso

L’obiettivo della giornata era quello di scovare angoli particolarmente belli e curiosi per un reportage fotografico dell’amico fiorentino…
Il Monte San Giorgio, da parte Svizzera è già inserito nei siti dell’UNESCO mentre da parte Italiana è ancora in corso la sua candidatura.
In futuro si spera che sia possibile rendere visitabili alcune bellezze di questa montagna, attraverso sentieri ben segnati che già in parte esistono, cartellonistica e visite guidate…

La visita è così partita dall’alto in senso geografico e cioè da Serpiano (CH), dal belvedere di un ‘albergone’ che si affaccia sulla parte occidentale del Lago di Lugano.

Appena dietro l’albergo esisteva una miniera di Barite (un minerale particolarmente pesante dai diversi usi).
Ora la miniera è pericolosa in quanto fino a un po’ di anni fa è stata usata come discarica…
L’idea del progetto UNESCO è di riaprirla e renderla visitabile dopo averla bonificata!
Da Serpiano, verso Meride la strada scende in angoli sempre più belli e su un ampio tornante verso destra supera un vallone che incrocia un sentiero che verrà sistemato per le visite dei turisti.
Scendendo attraverso questo sentiero si possono ancora notare gli scavi paleontologici (per ora abbandonati) dell’università di Zurigo. Qui sono stati trovati parecchi ed interessanti fossili di vertebrati ed invertebrati!!!
Molto spesso camminando per il Monte San Giorgio si incrociano cave e miniere oggi per la maggior parte in disuso…

Il Monte San Giorgio è interessante per molti aspetti, sia storici che naturalistici.

Storicamente è famoso soprattutto per l’estrazione degli ‘scisti bituminosi’ di Besano e dei Calcari di Viggiù (paese in cui quasi tutti gli abitantii avevano un laboratorio sotto casa per lavorare la pietra…)
Gli scisti bituminosi sono dei calcari con elevato contenuto in materia organica semidecomposta, ovvero idrocarburi.
Si pensava di utilizzare questa roccia per estrarre idrocarburi da utilizzare per l’illuminazione di alcune città della Pianura Padana.
Questo progetto fallì, ma si continuarono ad estrarre per anni gli scisti per produrre il Saurolo, un olio medicamentoso molto simile all’Ittiolo che viene ancora prodotto in Germania…

Geologicamente parlando, fa parte della Placca Adriatica (placca di origine africana) che è andata in collisione con il sud dell’Europa a partire da circa 45 milioni di anni fa formando le Alpi e si trova proprio sul confine tra le due placche.

Paleontologicamente è interessantissimo per la presenza di numerosi affioramenti fossiliferi molto indicativi per il Triassico medio, anche se la successione va almeno dal permiano fino a parte del giurassico.
Essendo immersi verso sud nonchè più inclinati del versante della montagna, gli strati che formano il Monte San Giorgio vengono incrociati (scendendo da Serpiano a Meride) dal più antico al più recente.
(Per questo motivo ho voluto precisare che a Serpiano siamo in alto in senso geografico. In senso paleontologico a Serpiano siamo in basso, cioè negli strati più antichi!),

La visita è continuata con un pranzo succulento e poi un veloce passaggio a quel che dovrebbe diventare il ‘Museo del San Giorgio’ a Clivio…
Nel pomeriggio poi abbiamo visitato due angoli da sogno, ovvero la cava di Viggiù e un affioramento di Rosso Ammonitico lungo un torrente (mi informerò quale!)

La cava è spettacolare… Meno spettacolare doveva essere lavorarci, ma entrare ora è come fare un tuffo nel passato di schiene, muscoli stanchi e vite umili che brulicavano in quell’antro.
La cava ora è monitorata per verificarne la stabilità per rendere anch’essa visitabile in futuro…
Per quanto riguarda l’affioramento di rosso ammonitico devo proprio informarmi sul luogo preciso perchè è un posto da sogno… Una scusa per chiedervi di rileggere l’articolo prossimamente!!!
A presto.

Stefano!

In Pialeral per una settimana con lo sfondo delle Grigne!

Stefano Rossignoli 12 giugno 2010

Eccomi a fare il resoconto di una settimana per cui ancora una volta avrò molta nostalgia.

Traversata alta

Sto parlando della Campagna Naturalistica multidisciplinare 2010 degli studenti di Scienze Naturali dell’Università di Milano.

Il Luogo è un paradiso naturalistico e la base è il rifugio più ospitale che io conosca: il Rifugio Antonietta al Pialeral sulla Grigna Settentrionale o Grignone.

Ora vi racconterò cosa abbiamo fatto e dove abbiamo gironzolato nel frattempo… Tutte queste uscite ve le consiglio come gite da fare in giornata o magari fermandovi qualche giorno in rifugio e concatenarle tutte.

Sveglia molto presto il lunedi mattina perchè c’è da affrontare il traffico delle tangenziali milanesi prima di catapultarsi sulla Milano-Lecco e così verso i Monti della Valsassina fino a Pasturo (LC) da cui parte la strada sterrata e il sentiero per il Rifugio Pialeral.
Arrivato quasi su, incontro Gaia e Claudio, laureandi in Scienze Naturali che frequentarono tre anni fa questa campagna e che ora sono ‘in giro’ per la loro Tesi di Laurea Magistrale…

Dal Pialeral, la prima giornata ci porta alla piccola chiesetta di San Calimero su un bel sentiero facile e segnato. Qui la traccia passa prima per alcuni alpeggi, poi per stupende faggete e successivamente per i prati che mostrano fioriture eccezionali.

San Calimero

Si cammina su rocce triassiche molto stratificate e i pendii quindi sono dolci, mai troppo ripidi. E’ un buon posto per vedere la conformazione della Grigna settentrionale composta principalmente dal grigio e compatto Calcare di Esino che forma pareti ripide e che poi degrada sui prati di San Calimero dalla fioritura eccezionale.
Il Professor Andrea Tintori, ordinario di Paleontologia dei Vertebrati a Milano, descrive minuziosamente le formazioni rocciose su cui camminiamo.
Un inquadramento della zona fa parte di una buona campagna naturalistica.

Il secondo giorno ci dirigiamo dalla parte opposta. Saliamo fino al luogo in cui sorgeva il vecchio rifugio Tedeschi della SEM e poi per una traccia di sentiero che utiliziamo solo noi per gli scavi paleontologici e le pecore al pascolo, ci dirigiamo alla Baita Amalia. Da qui proseguiamo a mezza costa sulla traccia che porta alla Baita dello Scudo.

gregge

Il territorio è selvaggio. Non sembra di essere in Lombardia, nella regione più industrializzata d’Italia.
I pendii verso la baita sono ripidi e ogni tanto una scivolata potrebbe essere pericolosa, ma noi svoltiamo prima verso destra, all’altezza di una betulla e di una spaccatura nella montagna.

spaccatura

Questa spaccatura è relativamente recente (geologicamente parlando) e in futuro, ma chissà quando, potrebbe diventare una grossa frana…
Dobbiamo battere la traccia e le piante nei prati sono alte anche più di un metro. Vediamo moltissimi Falchi che cacciano sui versanti selvaggi delle Grigne.

Prossimamente, il Parco della Grigna Settentrionale dovrebbe segnare e arricchire con pannelli indicatori un sentiero naturalistico da queste parti…

E’ il terzo giorno che si comincia a lavorare davvero, infatti ci raggiunge l’Entomologo dell’Università di Milano Matteo Montagna.


Matteo e Veronica

Da ormai due anni insegna agli studenti della campagna le tecniche di base di campionamento, determinazione e preparazione degli insetti delle Grigne.
Dal suo zaino apparentemente senza fondo estrae strumenti, retini di almeno tre tipi, provette, bicchierini, piattini per allestire trappole, birra e aceto per attirare gli insetti ed iniziamo a vagare per la Grigna a posizionare le trappole, prima quelle che attirano per il colore, poi quelle per caduta…

Matteo

Mappiamo anche col GPS le zone per arricchire il pool di dati del campionamento e …per ritrovare il tutto più facilmente…

Io devo scappare, ma sono certo che i ragazzi avranno da fare e l’indomani li ritroverò indaffarati nella preparazione degli insetti trovati in giornata.

E’ proprio così e quando torno li trovo tutti intorno ad un tavolo mentre lavorano e chiedono consigli a Matteo…
Porto la chitarra e nel mio zaino ho un carico di vino, verdura del mio orto, caramelle gommose per il gruppo e per la mia collega Veronica oltre ad una bella vaschetta di gelato da più di un chilo!!!

E’ il bello del rifugio Antonietta!!!

Finito di lavorare è sempre festa come nei rifugi di una volta. Si mangia da Dio e si gode della compagnia durante la serata e a volte si fa un po’ troppo tardi…ma va bene così!
Ma le sorprese non sono mica finite…
Ormai è tradizione delle campagne che durante la settimana una sera facciamo la pizza nel forno a legna e anche quest’anno il Professore, di ritorno dagli esami in università, si presenta con tre chili di pasta che mi prendo in carico e separo in 35 panetti.
Dario pulisce il forno ed io lo preparo per l’accensione, scorta di legna compresa…
Serata di festa come sempre. Con piacere cedo anche il posto di pizzaiolo per caso anche ai ragazzi a Dario e al Prof.
Finisce tutto coi canti…

A parte la festa, il giovedi e il venerdi sono i giorni della botanica! E’ Gianluca Danini, un personaggio da conoscere, colui che ci accompagna in lungo e in largo a ‘caccia’ di piante.
Ci porta a conoscere le associazioni delle varie fasce vegetazionali che cambiano in base al substrato su cui crescono, alla quota o all’esposizione ad un particolare punto cardinale…
E sulla Grigna c’è da perdersi in una moltitudine di angoli naturalistici tutti da esplorare e, sembrerà strano, dove nessuno magari mette piede per mesi o a volte anni. Basta scegliere l’angolo giusto…

Scudo

A proposito di angoli giusti della Grigna, la campagna naturalistica finisce di sabato mezzogiorno ed ancora una volta avrò persone e momenti da serbare nel cuore, ma per me c’è ancora il pomeriggio e come resistre al richiamo del Grignone?
Vorrei salire per il sentiero invernale (che si usa per evitare di restar sotto alle valanghe) e scendere per quello estivo, ma Dario mi propone di cercare una ‘via’ di salita alternativa in mezzo alle due tradizionali.
Qui mi si impone di non consigliarlo ai comuni turisti in quanto, la presenza di un vago sperone sub-verticale di una trentina di metri di altezza ed un’uscita in placca con possibilità di potenziali cadute letali ne fanno un itinerario, seppur minimamente, alpinistico.
E’ così che chiudo la settimana: ricominciando a scorrazzare libero per i monti come piace a me, portando poi i saluti di Dario al gestore del rifugio Brioschi in cima al Grignone e ricambiando i saluti una volta tornato in Pialeral…

Il sentiero estivo che porta al Rif. Brioschi è molto facile ed escursionistico e questo ve lo consiglio. Prestate solo attenzione quando siete vicino alla cresta nella parte terminale. Non sporgetevi e andrà tutto benissimo. Date un’occhiata alle previsioni del tempo perchè si arriva in cima ad una montagna di 2410m e il freddo, il vento o il temporale a quella quota sono da evirare assolutamente.
Partire da Pasturo o dal colle di Balisio per poi raggiungere il rifugio Antonietta e da lì il Brioschi è un giro fantastico dal punto di vista naturalistico e del panorama che si può godere…

Very e Ste!

Un ultimo appunto: Se doveste passare o fermarvi in Pialeral qualche giorno (cosa che vi consiglio caldamente!) dite a Dario, il gestore, che leggete gli articoli di Stefano su ‘scienzafacile.it’ che ne avrà certamente piacere! E se potete, portategli i miei saluti!

Andateci, è un posto da sogno…

www.rifugioantonietta.it

A presto.

Stefano!

La sismica a rifrazione

I rilievi geosismici sono uno dei metodi utilizzati per fare indagini geologiche nel sottosuolo.
Il metodo si basa sulla rifrazione delle onde che passano attraverso vari strati che compongono la crosta terrestre.
Quando un’onda passa da un materiale ad un altro, cambia il suo angolo e la sua velocità.
In parte passa attraverso il nuovo strato e in parte viene riflessa.
Per ottenere un profilo geosismico di ciò che sta sotto quindi bisogna produrre onde al suolo, solitamente con cariche esplosive molto potenti e poi analizzare a che velocità e con che angolo ritornano in superficie.
Analizzando il complesso ‘treno di onde’ che torna in superficie (cosa che oggi viene fatta con potenti software), si può capire come è la successione di strati e la loro posizione nel sottosuolo.

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