I rischi in Italia – Geologia, Ambiente e condotta.

 

Il mio articolo sull’alluvione di Genova ha scaturito più interesse del solito ma devo ammettere che non può ancora bastare.

L’hanno letto circa 120 persone in due giorni ed in Italia, con un bacino di utenza di qualche milione di viaggiatori della rete è troppo poco, quasi nulla.

Non ho ancora le armi per avere decine di migliaia di contatti al giorno anche se ultimamente produco molti articoli. E’ stato condiviso da alcuni amici e grazie a loro scienzafacile diventa ogni giorno più letto, la maggior parte dei contatti però è stata da parte di colleghi/e che sono già al corrente del luogo in cui viviamo: l’Italia…ovvero uno dei paesi più dinamici al Mondo, geologicamente parlando.

Quindi dovrò impegnarmi di più per portare scienzafacile ad un maggior numero di lettori

si scrive su scienzafacile.it
si scrive su scienzafacile.it

 

Le rocce che compongono l’Italia hanno una storia antica di almeno 500 milioni di anni e da allora, placche e microplacche si scontrano, si spaccano, incrociano, senza contare gli eventi vulcanici annessi e connessi, le catene montuose crescono, crollano, si erodono e tutto si trasforma da sempre in una dinamica che lascia segni e tracce ogni giorno…

Un amico, visto il filo conduttore dell’articolo precedente, mi ha chiesto perchè non facessi cenno anche al Vesuvio (il famoso vulcano campano) ed io gli ho risposto che mi sarei occupato a parte della cosa. Forse non dovrei nemmeno perchè la risposta media è sempre:”Ma sì, ma deve capitare proprio adesso?”

Mi occupo di tracciare quindi una mappa (puramente personale) delle zone a maggior rischio Geologico in Italia che condurrò in maniera molto generica, per il resto vedete voi, come al solito.

In Italia abbiamo grosso modo:

– Zone a rischio sismico.

Tutta l’Italia è una zona molto attiva geologicamnete ed i terremoti sono solo dissipazioni repentine di energia accumulata durante i movimenti crostali (un po’ come una molla che si carica e si rilascia di colpo) quindi possono avvenire dappertutto, più o meno intensi. Zone ad elevatissimo rischio sono quelle più attive dinamicamente, ma possiamo considerare diffuso il rischio in tutto il paese.

Solo pochissime zone sono meno soggette ai terremoti e sono quelle ricoperte dalle pianure alluvionali. In realtà i terremoti avvengono anche lì, ma lo strato di sedimenti ammortizza la propagazione della scossa.

– Zone a rischio di fenomeni gravitativi quali dissesto e frane…

(per fenomeni gravitativi intendo tutto ciò che è su e può cadere giù)

Mi vengono in mente molte zone di montagna, ma in realtà ogni montagna è buona per crollare, l’Italia è un paese di montagna e ce n’è alcune che hanno più probabilità di altre di venir giù. In Valtellina, in Valle d’Aosta, come in ogni altra vallata alpina che è stata glacializzata col passaggio di grossissimi ghiacciai che occupavano le intere vallate con centinaia di metri di spessore (fino a due o tre km), i ghiacciai non sorreggono più i versanti che tendono a stabilizzarsi modificandosi tramite crolli, alle volte anche molto importanti.

– Zone a rischio idrogeologico

Il repentino arrivo di precipitazioni importanti, non può far altro che peggiorare il punto precedente facilitando lo scivolamento e aumentando la frequenza e la consistenza dei crolli dei versanti…

Delle alluvioni poi ho già abbondantemente parlato… (vedi link)

Rischio Vulcanico

Un’altra nota dolente ma anche estremamente affascinante del nostro paese è la diffusione di Zone Vulcaniche attive distribuite più o meno in tutto il centro-sud isole comprese. Le isole del Mediterraneo sono Vulcaniche, In Sicilia abbiamo l’Etna,  esiste l’arco Calabro con le isole Eolie tra cui Stromboli detto “Il faro del Mediterraneo” a causa della Sciara del Fuoco sempre illuminata dal magma in continua eruzione, ma il rischio non sta tanto in Etna e Stromboli, sempre attivi (anche se ogni tanto qualche disastrino lo fanno anche loro, compreso qualche ‘piccolo’ tzunami). Il rischio maggiore è quello di un particolare tipo di vulcanismo esplosivo a cui è annoverato il Vesuvio e qualche altra isoletta del Mediterraneo e mar Egeo. Il fatto che l’ultima grossa eruzione (descritta da Plinio) sia avvenuta nel 79 dopo Cristo, non vuole dire che il vulcano si sia fermato ma, stando ai suoi ritmi imprevedibili sta solo aspettando il momento di mollare le redini e saltare in aria con tutto quello che gli sta intorno in alcuni chilometri di raggio.

Ho inserito anche alcune isole del Mare Egeo (Santorini ad esempio) perchè, per quanto lontane, una loro esplosione potrebbe causare giganteschi Tzunami da poterne risentire anche in Italia, soprattutto nelle isole più meridionali.

A causa di un’eruzione del genere potrebbe anche risentirne il clima, ma questo è un altro discorso ancora…

 

Non scrivo per metter paura, ma solo per sottolineare che conoscer in modo approfondito ciò che ci circonda o che ci sta sotto, ci porterebbe ad una migliore interazione con quello che ci sta intorno, il che potrebbe evitarci altre inutili spese di denaro e di vite umane.

 

Per approfondire: I vulcani sono tutti uguali?

In quattro video, in generale, la formazione di Alpi, Appennini e dell’Italia quasi come la conosciamo oggi:

video 1

video 2

video 3

video 4

6000 anni per ‘costruire’ un ponte tra frammenti di crosta continentale!

Stefano Rossignoli 23 ottobre 2011

Titolo da interpretare lo so, ma…

Se pensiamo alla deriva dei continenti, non come una teoria, ma come un dato di fatto ed allarghiamo il concetto alle conoscenze attuali, sappiamo che la crosta terrestre (diciamo le terre emerse per semplificare) continua a rimodellarsi, riciclarsi, le placche si allargano, si stringono e le terre emerse si allontanano ed avvicinano come un grande puzzle da alcune centinaia di milioni di anni.

Pasta ai fiori di zucca con pomodorini e zucchine
Pasta ai fiori di zucca con pomodorini e zucchine. Buonaaa!!!

Di conseguenza, non solo i climi sono cambiati ma anche la flora e la fauna sono cambiate. La distribuzione degli organismi sul nostro pianeta è sempre stata condizionata dalla distribuzione delle terre emerse e, soprattutto, dalle barriere geografiche tra un luogo e l’altro e dalla capacità degli organismi stessi di superare tali barriere.

Allora, l’apertura di un oceano e l’allontanamento di due placche, fa in modo che le specie presenti nel continente precedente, vengano separate e rese indipendenti con le ovvie conseguenze che conosciamo sull’evoluzione. Organismi isolati fanno da sè e si evolvono parallelamente in modi diversi o simili, ma mai uguali. L’apertura di un nuovo oceano però può anche originare una Leggi tutto “6000 anni per ‘costruire’ un ponte tra frammenti di crosta continentale!”

Formazione delle Alpi, rotazione del massiccio Sardo-Corso e formazione degli Appennini (Parte 4)

Stefano Rossignoli 12 ottobre 2011

Ripercorriamo qualche tratto dell’evoluzione dell’Italia e dell’Europa Occidentale fino ad arrivare a così come le conosciamo oggi. Una ‘breve’ Storia durata qualche decina di milioni di anni, ci racconta le (quasi) ultime fasi dell’orogenesi Alpina e Appenninica…passando per la rotazione del Massiccio Sardo-Corso.


Il blocco Sardo Corso 18 milioni di anni fa ormai è nella posizione attuale, tra Sardegna e Adria si impilano i sedimenti e le falde che formeranno l’Appennino.
A sud la spinta della Placca Africana è ancora importante (lo è anche attualmente!) e la subduzione della crosta forma l’Arco Calabro ed un nuovo bacino di retroarco che sarà il Mar Tirreno…

Per approfondire vi consiglio questi links qui sotto …più un sacco di libri e magari una bella laurea in Geologia all’università, così poi venite a rispiegarmi tutto nel dettaglio!!!

http://www.geologia.com/area_raga/placche/placche3.html

La sismicità della Calabria nel contesto geodinamico del Mediterraneo (PDF) – Ignazio Guerra, Paolo Harabaglia e Antonio Moretti

Di Alessandro Gelagi su vialattea.net: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=9463
Di Michele Pregliasco su DigiLands: http://www.digilands.it/natura-illustrata/scienzacultura/orogenesi/index.html

Sapere.it – http://www.sapere.it/enciclopedia/Appennino+o+Appennini.html

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