Stefano Rossignoli 14 marzo 2012
Già, ancora una volta! E mi auguro che non sarà l’ultima per svariati motivi…E’ un argomento che mi piace trattare e ragionarci sopra mi fa sentire, almeno in parte, quanto sia dinamico e vivo il nostro pianeta Terra…
Chiariamo innanzitutto la cosa più importante: ci sono diversi meccanismi con cui si formano le montagne e comunque tutti questi meccanismi sono conseguenza dei movimenti continui e delle dinamiche terrestri.
Il più “semplice” modo che mi viene in mente per mezzo del quale si può formare una montagna è quello di una o più eruzioni vulcaniche le cui colate laviche possono accumularsi una sull’altra e formare un monte detto Vulcano …caso semplice fino ad un certo punto e pieno di diverse casistiche e sfaccettature…
Una delle tante modalità con la quale si forma una catena montuosa è la collisione (lo scontro), o comunque almeno la convergenza tra due placche, ovvero tra due “lembi” di Crosta Terrestre che si muovono (il movimento è indicato dalle frecce nelle figure). “Parlo” di placche convergenti, entrambe di crosta oceanica, o entrambe di crosta continentale, oppure una di un tipo e una di un’altro che vanno l’una verso l’altra.
Quando avvengono dei movimenti relativi tra Crosta Continentale e Oceanica si parla di Margini Continentali Attivi. Esistono anche Margini Continentali Passivi, che comunque hanno una loro dinamica ma che non tratterò in questo post visto che in questi ultimi non si formano catene montuose.
Molto spesso per raccontare ai bambini come avviene la collisione tra placche e il sollevamento delle montagne (per spiegare il sollevamento delle Alpi, delle Prealpi o dell’Appennino) si utilizza come esempio un foglio di carta spinto da ambo i lati dalle mani (che sarebbero le placche) e si nota che compare una gobba al centro del foglio e questa simula la formazione delle montagne (Figura 1).
L’esempio credo che vada molto bene per rendere l’idea e per insegnare ai bambini che sul nostro pianeta tutto è in movimento e cambia in continuazione, ma è quanto mai fuorviante se vogliamo effettivamente renderci conto di cosa avviene in una collisione tra due placche!
Cercherò di spiegarvi almeno a grandi linee cosa succede.
Io che non sono un esperto e non ho mai studiato questi fenomeni in prima persona posso solo introdurvi all’argomento, poi il resto dovreste farlo voi perchè addentrarsi in questo ‘mondo’ affascinante, richiede necessariamente la frequenza di alcuni corsi universitari delle varie facoltà di Scienze della Terra …almeno per cominciare…
C’è anche un altro limite alla discussione: possiamo indagare con precisione e metodo, ma andar là a vedere in dettaglio come e dove avvengono certi processi non è possibile e capirete il perchè.
Prima di tutto vediamo come è in generale un margine convergente (in figura 2 vediamo un margine tra continente e oceano)
Avrete notato diversi tipi di frammenti di crosta terrestre solida che “galleggiano” sul mantello (M) fluido.
Ci sono due frammenti di crosta continentale (CC) che compongono i continenti veri e propri ed uno di crosta oceanica (CO) che compone il fondale del’oceano (O). Ora, se i due frammenti di crosta continentale vanno uno verso l’altro (convergono) non è che la crosta oceanica si gonfi come un pallone o come il foglio di carta di cui abbiamo parlato prima. Anche a causa del suo peso e densità, si può infilare sotto alla crosta continentale (o eventualmente sotto un altro lembo di crosta oceanica), immergendosi con un certo angolo.
L’intuizione di questo piano di immersione è arrivata dall’osservazione e localizzazione di una moltitudine di epicentri di terremoti originatisi proprio su questo piano fino a circa 700km di profondità…
Ci possiamo immaginare quanta energia serva e quanta energia si scarichi all’interfaccia tra crosta oceanica e crosta continentale in cui l’una striscia sotto l’altra?
Quando la crosta oceanica subduce (ovvero si immerge) sotto la crosta continentale, trova davanti a sè un continente che agisce più o meno come una spatola e che sbarra il passaggio almeno ai sedimenti superficiali che si accumulano in una serie di ‘bancate’ sovrapposte in vari modi e tipologie dette prisma di accrezione addossate al margine del continente (ciò avviene oggi al margine tra Ande e Oceano Pacifico).
Arrivata ad una certa profondità, la crosta oceanica rifonde (si dice che c’è anatessi crostale) e può arrivare in superficie formando un arco vulcanico come appunto quello delle Ande ad esempio (quindi formando montagne).
Tra continente e crosta oceanica si forma una profonda fossa le cui pendici sono formate (verso l’oceano) dalla crosta oceanica ricoperta di sedimenti e (verso il continente) dal prisma di accrezione. Continuando questo movimento per periodi molto lunghi, Il prisma di accrezione cresce e può anche in parte elevarsi sopra il livello del mare.
Nel frattempo la crosta oceanica può subdurre quasi completamente (Figura 3), l’oceano si può chiudere totalmente o quasi, lasciando alle volte bacini marini residui, poi può avvenire la collisione tra i due lembi di crosta continentale in cui il lembo collegato alla crosta oceanica può subdurre a sua volta (solo in parte però a causa della sua bassa densità) sotto l’altro, o semplicemente spingere o scorrere anche lateralmente sull’altro.
Indipendentemente da quel che di preciso accadrà (Figura 4), la massa stritolata tra i due lembi di crosta continentale che convergono verrà compressa, piegata, fratturata, fagliata (ovvero alcune parti scivoleranno l’una a contatto dell’altra in diversi punti). Il prisma di accrezione in parte resterà sollevato e separato da quella che è la crosta continentale vera e propria e il tutto si risolve nella chiusura definitiva dell’oceano e nel sollevamento del prisma e delle zone circostanti di crosta continentale e quindi avremo la genesi di una catena montuosa detta Orogenesi (da Oros=Monte).
All’interno (e anche all’esterno) della catena troveremo le tracce dei processi che l’hanno formata. Troveremo quindi certe forme prodotte dal movimento come pieghe, spaccature, faglie. Troveremo certi tipi di rocce, sia continentali che marine. Troveremo inoltre i prodotti della passata attività vulcanica (quindi altri tipi di rocce!) e, in alcuni casi, anche frammenti di crosta oceanica…
La storia non è ancora finita perchè la crosta continentale risultante dalla compressione sarà anche più spessa e, visto che la crosta galleggia come un salvagente, un pallone o un iceberg in acqua, si rimetterà in una nuova condizione di equilibrio/galleggiamento salendo un po’…questo fenomeno è chiamato Isostasia.
Un pallone e un salvagente ci mettono un istante a riprendere la loro posizione di equilibrio e di galleggiamento se disturbati.
Un iceberg, quando si stacca dal ghiacciaio di origine ci mette qualche minuto se è piccolo e qualche ora/giorno (mese?) se è grande o enorme.
Un “frammento” di crosta continentale ci può mettere migliaia di anni.
Lo scioglimento o meglio: la FUSIONE dei ghiacciai quaternari (quelli dell’era glaciale per intenderci) ad esempio ha provocato per migliaia di anni il sollevamento della Catena Alpina “alleggerita” dalla riduzione della copertura glaciale che era nell’ordine del migliaio di metri (anche di qualche migliaio di metri di ghiaccio) e forse il sollevamento isostatico è ancora in corso.
Il processo è quanto mai articolato, complesso ma volevo solo fornire uno spunto per l’approfondimento di questi meccanismi naturali e fondamentali del nostro Pianeta Terra.
E comunque non è ancora finita.
Il destino della nuova catena montuosa sarà quello di tutte le montagne, ovvero quello di crollare, consumarsi e appiattirsi “sotto i colpi” dell’erosione, fino a ritrasformarsi in una pianura o, come dice un mio caro amico, IN UNA PIATTA LANDA!!!
A PRESTO e Buona Pasqua.
…e Buone Vacanze per chi le farà!
Stefano!
Leggi anche: la-formazione-degli-oceani sempre su scienzafacile.it.
Invito ovviamente tutti a lasciare un commento qui sotto!
Dalle montagne una valanga di auguri di Buona Pasqua, ciao
Grazie Massimiliano! Ricambio gli auguri con gioia
…e speriamo che le nostre montagne continuino a crescere ancora per un po’!!!
Stefano!