Stefano Rossignoli 20 febbraio 2012
Prima che mi dimentichi come si fa, volevo parlarvi di come si realizza uno scavo paleontologico, come si imposta il ‘terreno’ e come si organizzano i lavori …almeno in un paio di casi e di squadre che ho frequentato per diversi anni.
So che in alcuni casi, lo scavo paleontologico è materia di studio ma c’è poco da studiare. A scavare si impara scavando ma devono essere ben chiari alcuni principi in modo da comportarsi adeguatamente una volta sul campo di lavoro…il che non vuol dire che scavando non si possa anche star bene e divertirsi!
Prima di tutto, ogni scavo è diverso da un altro, almeno qui da noi in Italia dove le rocce sono tutte piegate, rotte e “mescolate” dalla Tettonica.
Poi, quali sono le cose più importanti durante la ricerca dei fossili?
Primo: NON FARSI MALE!!!
E già! Gli scavi vengono eseguiti spesso in luoghi pericolosi, instabili oppure in luoghi resi instabili dagli scavi stessi.
Si maneggiano strumenti e attrezzi a volte pesanti e che scaricano una forza notevole …ed è bene non scaricarsela su una mano, una gamba o in testa! Si maneggiano anche rocce, a volte blocchi di grandi dimensioni, e poi secchi, carriole, ecc.
Ci si muove su terreni difficili, magari scivolosi e spesso si è molto carichi. Capita di spostare blocchi di decine di chili che a volte sfiorano o superano il centinaio e c’è da stare all’occhio!
A volte sono necessarie attrezzature per la sicurezza personale quali corde, imbragature (se lo scavo viene eseguito in zona esposta a cadute dall’alto) , caschetti, guanti, occhiali protettivi per evitare schegge di roccia impazzite, scarpe con punta rigida per evitare che i piedi finiscano schiacciati da un masso, e altro a seconda dei casi…
Se fa caldo bisogna bere tanto e se fa freddo bisogna coprirsi. Se si scava in montagna, ad alta quota può capitare che nello stesso giorno si cominci a scavare a torso nudo e due ore dopo si muoia di freddo (o viceversa) per cui bisogna essere attrezzati, soprattutto se si è lontani dal Campo Base. Il sole è un amico ma bisogna spesso proteggersi il capo per non beccarsi un’insolazione (ecco da dove arriva il cappello del Paleontologo!!! …che ripara anche un poco dalla pioggia durante una ritirata!!!)
Secondo: IL TEMPO
Lo scorrere del tempo è la cosa più importante di tutte dal punto di vista paleontologico, quindi bisognerà organizzarsi per poter dare una successione temporale al record fossilifero del sito in corso di scavo. In parole più semplici bisogna poter collocare nel tempo dal più antico al più recente i vari reperti che verranno trovati. Anche la matrice (che sia roccia, argilla o altro) va studiata in base al tempo in cui si è deposta sopra i resti fossili (sempre di trovarne!!!).
Per far questo, se possibile vengono numerati gli strati del luogo di scavo (con una numerazione a piacere ma ordinata! Si può partire da uno, da 1000, non importa. Basta che poi si vada in ordine: 1000, 1001, 1002, ecc…). Vi rammento che gli strati inferiori, se non sono stati ribaltati o verticalizzati!) sono i più antichi e i superiori sono quelli più recenti…
A volte non è possibile numerare subito gli strati perchè se lo scavo parte da una superficie che viene presa dall’alto, vedremo solamente uno strato, allora cominceremo a numerare questo e via via quelli sottostanti man mano che rimuoveremo gli strati superiori!
Non ho usato a caso la parola ‘record‘. Il suo significato è “un evidenza del passato”! Italianizzando è una registrazione.
I fossili sono proprio un record, una registrazione del passato e quel che bisogna fare su uno scavo è prelevare tutte le informazioni possibili di questo record fossilifero ma non solo. Anche la situazione e l’ambiente sedimentario vanno studiati, va studiato il chimismo (i componenti chimici) della matrice, ovvero il materiale (roccia,terra,ecc) che conteiene i fossili.
Vanno studiati i microfossili (quelli piccolissimi) e TUTTO VA CATALOGATO su un bel quaderno di scavo ordinato e aggiornato anche più volte al giorno.
Lo scavo verrà pian piano distrutto e i vari fossili, campioni di roccia, di terra, insieme alla loro catalogazione sul diario saranno l’unica cosa che resterà insieme a qualche fotografia/disegno della situazione di scavo.
Il paleontologo deve poter ricostruire idealmente lo scavo in tre dimensioni (stratigrafia, localizzazione dei reperti) anche quando questo sarà finito. Spesso può essere importante catalogare anche l’orientazione dei reperti (e anche segnarla sul reperto stesso), inteso come azimuth: che è l’angolo in gradi rispetto al Nord (Per noi in Italia, attualmente e a causa della posizione del nostro stato, non conta moltissimo la differenza tra nord magnetico che cambia in continuazione e nord geografico che resta sempre quello!)…
Oltre all’orientazione dei fossili, potrebbe essere molto importante ‘registrare’ sul diario di scavo anche la posizione del fossile in orizzontale. Per far ciò si costruisce una vera e propria griglia di scavo a quadrati o a rettangoli che verranno indicati solitamente con numeri e lettere che ne rappresenteranno le coordinate (ad esempio A B C D – 1 2 3 4 5 6 e avremo A1 come primo rettangolo, poi A2, A3 e così via).
Se si riescono ad attuare tutti questi procedimenti, avremo più o meno tutte le informazioni che ci serviranno al momento dello studio dei fossili.
Arriviamo alle TECNICHE DI SCAVO vere e proprie:
ogni scavo ha le sue tecniche e i suoi strumenti. Mi ripeto ma non c’è uno scavo uguale ad un altro.
A grandi linee però possiamo dividere le tecniche da utilizzare a seconda della coerenza del materiale (ovvero da quanto sta insieme!)
Se dovremo scavare nella sabbia (materiale incoerente), basterà spostarla con un pennello o una scopetta, avendo l’accortezza di essere piuttosto delicati. Il punto è che non riusciremo ad ottenere una superficie verticale laterale man mano che scaveremo a meno che di non inserire durante lo scavo (o prima) un foglio più o meno spesso di plexiglass trasparente che verrà puntellato a lato della zona che scaveremo, ma non sempre si può fare e non sempre è utile farlo.
L’utilità di lasciare almeno una superficie verticale regolare laterale è quella di avere ben evidente la stratigrafia dello scavo. Su questa superficie si segneranno nel modo più adatto i numeri degli strati individuati per averli sempre sott’occhio e sapere sempre in quale strato si sta scavando, il tutto ovviamente ai fini della registrazione sia sul diario che sugli esemplari e sui campioni stessi.
Con materiale parzialmente coerente (argilla) o molto coerente (roccia) non dovrebbe essere un problema ottenere superfici laterali verticali in cui la stratigrafia sarà ben evidente.
Per realizzare una griglia di scavo basteranno dei cavi (sintetici o di acciaio) che siano durevoli, resistenti e ben fissati.
Ovviamente gli strumenti di scavo saranno diversi a seconda dei casi…
Guarda il video di scienzafacile su youtube sugli attrezzi per cercare i fossili:
Torniamo allo scavo in materiale argilloso… Si scava con palettine e cazzuole, ogni tanto con l’ausilio del pennello o di una piccola scopetta per ripulire i reperti in corso di scavo (come ad esempio le ossa di Ursus spelaeus che vedete in fotografia) in modo da vederli meglio e non danneggiarli con gli strumenti in acciaio…
In uno scavo in roccia si procede sfogliando gli strati, tutti gli strati: quelli più “potenti” (la potenza in geologia è un sinonimo di spessore) e le lamine che li compongono. Si cercano i fossili sulla luperficie di strato, ma anche lateralmente in sezione. Le lamine che non contengono fossili in superficie vanno fratturate in pezzi molto piccoli ed osservate attentamente lateralmente per cercare i fossili in sezione.
Una volta trovato un reperto deve essere corredato di un cartellino o, nel caso di una lastra di roccia o di un altro reperto di grandi dimensioni nonché resistente (e pulito), si può e si deve scrivere direttamente sul reperto stesso ogni informazione, lo strato di appartenenza, l’orientazione se richiesta e, se presente, la localizzazione sulla griglia di scavo… Se non è possibile farlo sul luogo si farà in laboratorio…
Arriviamo poi allo scarto…
Nello scavo ideale di scarto non dovrebbe essercene. Tutto il materiale andrebbe prelevato ed analizzato, anche la sabbia, l’argilla e la roccia.
In realtà è impossibile e si cerca di ottimizzare.
Per quanto riguarda la roccia, si analizzano le proprietà di alcuni campioni raccolti ad hoc, magari strato per strato. Non solo si considera la composizione chimica, la granulometria, l’orientazione, ecc ma anche e soprattutto il contenuto in microfossili (normalmente con metodi di laboratorio).
Anche per sabbie e argille si può fare lo stesso, ma queste hanno spesso il vantaggio che possono essere preventivamente setacciate e vagliate sul posto (almeno le frazioni granulometriche maggiori). In caso contrario ci si porterà via una buona quantità di materiale da analizzare chimicamente, lavare, setacciare e vagliare in laboratorio…
Anche i sacchi o sacchetti di campioni (che siano di sabbie, argille o roccia) andranno corredati del cartellino o comunque delle informazioni di provenienza.
L’imballaggio e trasporto (spesso a spalla) di tutti i reperti e le attrezzature andranno ovviamente fatti con la massima cura per il materiale e per noi stessi. E’ importante anche segnare opportunamente le giunzioni tra i resti frammentati in modo da poterli ricomporre successivamente in laboratorio
Se possibile si ricava la posizione e l’orientazione di Nord e Sud magnetici al momento della deposizione del sedimento…
Seguendo tutto questo iter, saranno moltissime le informazioni che potremo ricavare riguardo al passato del sito di scavo e della zona circostante.
Dunque per scavare ci vuole un po’ di metodo e di attenzione …ma ci si può anche divertire e trarre molta soddisfazione da questa fantastica attività!
Se avete domande su qualcosa che ho dimenticato, inviatele come commento qui sotto e sarà più che un piacere rispondervi!
A presto.