Stefano Rossignoli 18 ottobre 2014 – Immagini: giuliamonego.com
Se la Montagna non va a Milano, Milano va alla Montagna.
Milano è una grande città e, per quanto io non ne sia il più grande amante, sono innumerevoli le occasioni e gli eventi che ogni giorno, in qualche modo, la colorano.
Questo w-end è stata la volta di “Mountain in the City“.
Sono stato lì la prima sera, in Università statale in via Festa del Perdono, dove qualche anno fa mi iscrissi e mi laureai in Scienze Naturali!
Free riders, guide alpine e sciatori estremi presentavano le loro attività, molto simili in alcuni aspetti a quello che cerco recentemente sulla mia Mountain Bike. Filmati spettacolari, mozzafiato che mi han fatto un po’ tornare quella voglia di sciare veloce e di saltare che spinge sempre forte dentro di me e che avevo nei primi anni 90, quando a metà maggio cominciavo ad aspettare la neve dell’inverno successivo…
Però non vi parlo di questo perchè non sono più dell’ambiente dello sci da molto tempo e non me ne intendo più. Posso solo sottolineare la mia ammirazione e invidia per Davide Capozzi e Luca Rolli che hanno ripetuto dopo 28 anni la discesa della “Parete che non c’è”, ovvero la Est dell’Aguille Blanche de Peuterey effettuata per la prima volta da Stefano De Benedetti nel 1986.
Sotto le pareti del M.Bianco ho vissuto per circa quattro anni della mia vita e ne ho sempre subito il timore e il fascino crescendo col mito di chi le percorreva sia in salita che in discesa con gli sci o la tavola…
Sottolineo poi la mia ammirazione per le donne free-rider.
Adoro da sempre le atlete, specialmente quelle un po’ più lanciate. Le ammiro sia fisicamente sia per la loro dedizione e mi ha colpito incrociare e vedere Giulia Monego, poter guardare i video che la ritraggono protagonista e conoscere un poco le sue conquiste…giusto per dirne una: 1° calssificata O’neill Xtreme’06 Verbier CH…
Quello di cui vi parlerò invece è l’intervento del Professor Smiraglia che già conoscerete di certo.
La cosa che più mi ha affascinato questa volta è che c’è sempre qualcosa di nuovo. Ci si accorge dell’evoluzione della ricerca scientifica. E questo forse lo percepisco ancor di più da quando ne sono uscito, forse definitivamente, poco più di un anno fa…
Ero circondato da cari amici e care amiche, così magari qualcosa me lo sono perso ma questa è la mia relazione:
Il prof, comincia col sottolineare l’importanza della Montagna e dei Ghiacciai Alpini come attrazione turistica ma accenna anche alle migliaia di turisti che ogni anno visitano il Ghiacciaio Baltoro in Himalaya, facendo subito assumere un tono internazionale al suo intervento!
Torna però subito sulle Alpi e sul Ghiacciaio “laboratorio” della Sforzellina che quest’anno, contro tendenza rispetto agli anni passati, mostra uno stato di salute migliore a stagione estiva ormai passata.
“Gli scienziati però devono dare i numeri” dice! Sono le varie istituzioni e sponsor che glie li richiedono, allora il professore ci illustra una breve carrellata delle modalità con cui si possono misurare e quantificare i cambiamenti e l’evoluzione dei corpi glaciali.
La misura delle variazioni della fronte da punti fissi. Ricorda quando con il Prof.Desio utilizzava la bindella metrica (e altri strumenti che non conosco e non ho mai sentito) per rilevare le distanze che oggi si misurano col GPS e racconta i cambiamenti degli ultimi 400 anni attraverso i documenti e i dati raccolti dai glaciologi attuali e dai predecessori.
Parla del bilancio di massa, che quest’anno sembra possa essere leggermente ma finalmente positivo.
E poi variaz di superficie, ecc, ecc
L’aspetto che affascina da sempre il Prof Smiraglia e che affascina anche noi mentre lui racconta, è pensare a “Quello che han visto tanti anni fa i nostri predecessori”
Anche lui, come molti colleghi insegnanti di Scienze non può esimersi dal citare Antonio Stoppani e il suo libro “Il Bel Paese“, pietra miliare delle Scienze Naturali. Questo libro, tra le tante cose, racchiude un’immagine del 1876 del ghiacciaio dei Forni già una quarantina di anni dopo il massimo di espansione della PEG, la piccola età glaciale (detta anche espansione Napoleonica per la corrispondenza del periodo).
Ci mostra il regresso del Gh. dei Forni con fotografie successive di V. Emanuele, poi una del 1947 del Prof. Desio e quelle riprese dallo staff unimi nel 2013…che io non posso far altro che confrontare con i miei ricordi del Ghiacciaio durante il 1991/92, decisamente più in salute di adesso.
Una breve carrellata ci mostra le pareti nord del gruppo del Gran Paradiso, in particolare Ciarforon (che avrei dovuto fare qualche anno fa) e Becca di Monciair, ormai quasi sparite…così come il ghiacciaio di calotta che resiste ancora ma chissà per quanto, sulla cima del Ciarforon.
Ci mostra il ghiacciaio del Pre de Bar e il suo assottigliamento e regresso così come lo vedemmo su scienzafacile qualche mese fa ma ancora in stato più avanzato. E’ impressionante l’immagine del ghiacciaio a metà 800, quando quasi bussava alle porte degli alpeggi della Val Ferret.
Continua la dettagliata relazione ma devo sottolineare soprattutto due parole molto azzeccate e che mi mettono il malumore:
FRAMMENTAZIONE e COLLASSO!
Questo è lo stato attuale dei ghiacciai alpini e ci sono esempi lampanti per ogni punto trattato successivamente:
incremento degli affioramenti rocciosi, frammentazione dei corpi glaciali in più tronconi, formazione di laghi proglaciali (a contatto col ghiacciaio), incremento della copertura detritica, formazione di crepacci circolari e collassi, crolli di seracchi e falesie, formazione di Bedieres (corsi d’acqua sopra il ghiacciaio).
Un cenno veloce ai crepacci circolari che da “mediocre alpinista da ghiaccio” mi han colpito particolarmente. Si formerebbero per l’erosione dell’acqua al fondo e successivo collasso della superficie…aiuto!!!
Il professore continua a illustrarci metodi di studio e dati ricavati e sottolinea l’importanza di portare gli studenti, gruppi CAI, amici ad osservare le variazioni di questo ambiente così dinamico che è quello glaciale.
Anche la vegetazione sta cambiando e colonizza le aree deglacializzate con velocità inaspettatamente elevata…
Pensiamo se Antonio stoppani che scriveva ciò nel suo pionieristico lavoro “Il bel Paese”, avesse visto oggi quel che possiamo osservare noi…
Ma poter osservare questi fenomeni è un VALORE AGGIUNTO.
Nell’intervista che gli ho fatto pochi mesi fa, il prof. Smiraglia ci ha tenuto a sottolineare questo aspetto. Noi possiamo vedere e osservare in piccolo gli enormi cambiamenti che sono avvenuti in passato durante le Grandi Glaciazioni Quaternarie.
C’è qualcosa di diverso però
La tecnologia SEM (Scanning Electron Microscope) è stata impiegata per studiare cosa c’è di piccolo sui ghiacciai che son sempre più ricoperti non solamente da detrito grossolano e limo ma anche da insetti (i collemboli ad esempio), esseri viventi animali e vegetali. I ghiacciai sono sempre più scuri e pieni di polveri
Una nuova abbondante e, permettetemi, inquietante presenza è quella delle cenosfere (piccole sferette metalliche derivate dalla combustione che si presentano con dimensioni minori di 5 micron).
I ghiacciai ingrigiscono, diventano scuri e cambiano il loro comportamento nei confronti dell’insolazione. L’albedo (ovvero il potere riflettente del ghiacciaio) varia, diminuisce e il ghiaccio fonde più velocemente.
Non solo da noi ma anche in Himalaya la quantità di cenosfere è aumentata incredibilmente e influenza in modo importante l’albedo e la fusione dei ghiacciai.
Sono questi alcuni nuovi argomenti di studio che vengono integrati con le condizioni climatiche locali, ricavate dalle sempre più presenti stazioni meteorologiche di alta montagna.
Smiraglia ricorda quando nel 2005 cominciarono a posizionare la prima stazione meteo sul ghiacciaio dei Forni. Ormai sono diffusissime ma quella dei Forni rappresenta un’eccellenza nel campo, incrementandosi e rientrando nel progetto SPICE volto a misurare nel migliore dei modi l’entità delle precipitazioni nevose a livello planetario.
Mi innervosisco a dover sentire che il pluviometro è stato spostato più in alto perchè veniva trovato pieno di mozziconi per cui il professore (e io mi associo) dice che serve educare anche la gente che frequenta l’ambiente montano ad alto livello.
Ci viene mostrato un piccolo riassunto del “Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani” in via di completamento che comprende 900 ghiacciai, la maggior parte di piccole dimensioni quindi molto sensibili alle variazioni climatiche.
La superficie totale occupata attualmente dai ghiacciai Italiani corrisponde circa a quella occupata dal lago di Garda, ci vengono forniti anche altri dati e uno di questi è confortante: la maggior parte dei piccoli ghiacciai, risulta ancora coperto di neve dell’inverno scorso.
Parlando di grandi progetti come SPICE, ecc, Il professore sottolinea l’importanza dell’interconnessione di più discipline nello studio di un fenomeno.
Questa secondo lui è la più grande rivoluzione del nostro tempo.
Lo studio dei ghiacciai non può essere affrontato solo dal glaciologo ma comprende anche lo studio degli oceani, dell’atmosfera, del vento e delle forme di vita che popolano questo “Ghiaccio di Ghiacciaio” che vanno dai microorganismi ad un branco di Stambecchi che attraversa tranquillamente in punta di zoccoli… e i ghiacciai si trovano al centro!
I ghiacciai sono condizionati dal clima e lo condizionano a loro volta (specialmente le grandi calotte polari Antartiche e Groenlandesi possono condizionare il clima globale).
Il clima globale sta cambiando, l’anidride carbonica sta crescendo e indubbiamente è anche merito nostro.
il ghiaccio fonde e questa è una conseguenza.
I ghiacciai Alpini, FORSE, modellizzando la tendenza attuale perderanno le loro lingue e assumeranno forme diverse. Diventeranno come i Ghiacciai Pirenaici e poi come quelli che c’erano in Appennino come il Ghiacciaio del Calderone che ormai, per quanto sia ancora presente in forma di nevato, non si muove più spinto dalla forza di Gravità ed ha perso quindi la caratteristica principale per poter essere chiamato Ghiacciaio (ovvero il MOVIMENTO).
Sono molti ancora i fenomeni da studiare e da interconnettere nella rete globale della ricerca scientifica e perchè farlo? Perchè farlo sui ghiacciai?
Perchè è un mondo straordinariamente bello dice il Professor Smiraglia!
E ricorda…quando stava effettuando coi suoi colleghi le perforazioni del Ghiacciaio nei pressi del Colle del Lys sul Monte Rosa e le giornate erano dure e faticose e poi, stanchi morti, bastava voltarsi e si restava appagati con uno sguardo, là intorno, in quel paesaggio meraviglioso…
THANKS to:
Grazie per la gentilezza di Giulia Monego che ha reso più digeribile l’articolo lasciandomi utilizzare le sue splendide immagini …e in bocca al lupo per le sue prossime imprese!
Grazie sempre e mai abbastanza al Prof Claudio Smiraglia.
…e comunque sia, anche se non c’è più, grazie all’Abate Antonio Stoppani per quel che ci ha lasciato in eredità…