Stefano Rossignoli 11 febbraio 2012
E’ da qualche settimana che ho pensato di scrivere questo articolo per dare un esempio di come si possa essere indotti e prevenuti nello studio di un elemento.
Sono Indicate con N alcune nervature, con NC la nervatura centrale e con S le tracce della seghettatura del margine fogliare.
L’elemento in questione è decisamente un’impronta di foglia, ma ricapitoliamo…
Mi trovo sul Monte San Giorgio in compagnia di una classe di ragazzi di prima superiore. Ci troviamo al sito di scavo di “Acqua del Ghiffo” e, visto che il luogo si presta, chiacchieriamo un po’ sui metodi di scavo attuali confrontandoli con quelli del passato.
In quel luogo infatti, oltre che lo scavo di un’antica miniera di Bitume, vennero eseguiti anche gli scavi da parte dello staff del famoso Professor Peyer dell’Università di Zurigo a partire dagli anni 30 (del 1900).
Successivamente, negli anni ’90 Zurigo ricominciò a scavare in quel punto per ricampionare gli strati rocciosi detti “della Cava Superiore”. Oggi lo scavo è abbandonato ma, tra gli scarti dei vecchi scavi può ancora capitare di incappare in qualche resto fossile tra cui MAGARI addirittura insetti (ali comprese!) .
Sto chiacchierando quando un ragazzo mi interrompe e mi chiede:”Stefano! Ma questo è un fossile?”
Gli chiedo di portarmelo. So che nella maggior parte dei casi l’occhio inesperto ci fa vedere fossili dove in realtà ci sono solo macchie o alterazioni nella roccia ma non si sa mai…
Complice “la luce giusta”, guardando la piccola lastra di roccia vedo subito il profilo di una foglia. A colpo d’occhio sono visibilmente emozionato. Sembra addirittura la foglia di un’angiosperma che però, nel Triassico Medio, non esisteva ancora!!! (Vedi: Anche le Piante sono cambiate!)
Il margine sembra quasi seghettato e a colpo d’occhio sembra una foglia attuale. Il pensiero però, accompagnato anche dalla mia vista che è sempre stata perfetta e che invece ultimamente scarseggia ahimè nella visione ravvicinata, mi porta a pensare semplicemente di considerare la localizzazione delle “grandi” nervature: quella centrale e quelle laterali e a considerarla quindi una possibile foglia di felce già presente in quel periodo…
Per migliorare la visione decido di scarificare un po’ della mia scorta d’acqua per bagnare il fossile in modo da aumentare il contrasto di colori con la roccia. Di solito funziona ma in questo caso no! Esclamo un bel:”E’ peggio di prima!”.
Decido di requisire (si fa per dire ma più o meno è andata così!) il reperto per portarlo in Università a condurre analisi più approfondite, magari anche semplicemente una lieve pulitina al Microscopio Binoculare.
Passano alcuni giorni e finalmente riesco a ritagliare un po’ di tempo per un giro al Palvert (il laboratorio di preparazione in cui ogni tanto lavoro).
C’è anche Alessandro (lo potete vedere in questo video insieme a me e a Federica). Insieme stiamo cercando di riconoscere un resto fossile del Calcare di Zorzino che si rivelerà un Nautiloide del Genere “Ortoceras” o giù di lì. Ora estraggo dall’imballo l’impronta di foglia, la metto sotto al microscopio e già risulta tutto più chiaro…
La matrice argillosa è incisa fino ad arrivare alla superficie dello strato, provo con un pennello duro ma non troppo e, soprattutto, piccolo a dare una micro-pulita alla matrice superficiale argillosa e arrivo alla superficie di strato rocciosa senza che in mezzo ci sia nulla. Proseguo con un delicatissimo lavaggio puntiforme o quasi e ho finalmente capito:
Una foglia attuale (probabilmente di Càrpino) è stata pressata su di uno strato di roccia ricoperto da una sottile matrice argillosa ed ha lasciato una sottile impronta certamente in tempi recenti (al massimo qualche giorno prima).
Per la cronaca, il mio professore a cui avevo mandato una fotografia fatta lì per lì, aveva immediatamente formulato questa ipotesi!
…quando si dice l’ESPERIENZA!!!
Ti dirò, che cercando pesci capita molte volte che un sottile velo su cui si lasci l’impronta digitale delle dita, assomigli in modo impressionante all’impronta di una
pinna, causando patemi d’animo non indifferenti prima che l’acqua o molte volte la lingua, non cancelli il sogno. Ma sognando, ogni tanto si avvera.
Ciao
Ciao Massimiliano!
Anche le pinne finte! Le foglie non bastavano!!!
Qui saranno felici i cercatori di grandi rettili e mammiferi! Quando li trovi è difficile confonderli!!!
Sognamo, sognamo! E’ la prima cosa bella della ricerca: sognare un obiettivo e a volte raggiungerlo! A volte no, o magari restare stupiti dall’inaspettato…
Nel suo piccolo, anche la finta foglia fossile è stata emozionante!
A presto!
Stefano