Stefano Rossignoli 4 gennaio 2010
Immagini di Matteo Di Nicola (clicca sulle immagini per ingrandirle!)
Era il 1989 quando da atleta e sedicenne, mi allenavo facendo moltissimi chilometri con la mia due ruote a pedali per le campagne del sud-ovest milanese…
Ardea cinerea con materiale per il nido – Foto Matteo Di Nicola
Allora i miei primi pensieri erano due o tre: 1 – il solito: quello di vincere il Giro d’Italia o almeno poter metter un giorno quella maglia rosa, 2 – una ragazza che adoravo, poi 3 – trasferirmi in montagna con un bel cane a fare il guardiaparco ed era dalle scuole medie che mi balenava questa idea in testa.
Avevo letto un libro che consiglio a tutti: ‘Scappa Bouc scappa!’ anche se ho paura sia introvabile (ma chissà? Ho conosciuto poco tempo fa la nostra guest blogger Alessandra Morgillo parlando di questo libro e scoprendo che l’ha letto anche lei!) ed avevo iniziato a guardare il mondo con più curiosità. Oltre a ciò avevo un amico, Claudio, naturalista fin da piccolo, che vedevo d’estate quando andavo in vacanza nel Parco del Gran Paradiso nella meravigliosa Val di Rhemes e che teneva un diario (descrizioni e disegni) delle sue osservazioni e me ne rendeva partecipe. Avevamo anche già osservato qualche specie animale rara!
In inverno poi passavo tra la noia della pianura, lo studio, qualche amico vero e il mio ‘cavallo d’acciaio’, i mesi che mi separavano dal poter tornare libero e selvaggio per i monti delle vacanze estive…
In inverno pedalavo quando nevicava, quando pioveva e quando c’era la nebbia e quel freddo che ti entra nelle ossa e fu proprio uno di quei giorni che vidi qualcosa di ‘strano’, ma più che strano, nella nebbia fitta lo trovai come una presenza lenta e fantasma che mi attirò e mi affacinò.
Ardea cinerea nella nebbia invernale – Foto Matteo Di Nicola
Un essere enorme si alzò silenziosamente in volo poco distante da me e la visibilità era talmente poca che riuscii solamente ad immaginarne la mole e la mia ignoranza mi spinse addirittura a considerarlo un avvoltoio come il Gipeto ad esempio…
Era enorme, all’apparenza totalmente grigio ed avevo stimato un’apertura alare di tre metri! Sembrava lento nel volo. Non avevo notato altri particolari che mi fossero utili per determinare cosa avessi visto.
Tornato a casa, raccontai della mia osservazione in famiglia. A casa hanno sempre appoggiato la mia passione per la natura ed ogni tanto mi regalavano un libro sull’argomento. Proprio in quegli anni sotto Natale mi regalarono un piccolo manuale di flora e fauna italiane. Qui c’era una figura di un airone cenerino (Ardea cinerea) e la notizia che da qualche anno nidificava qualche coppia nei boschi della Zelata nel Parco del Ticino (Ottima gita da fare in famiglia a piedi o in bici …se è estate munitevi di anti-zanzare!!!).
Feci qualche ricerca e soprattutto tornai in zona ogni giorno sperando di avvistare ancora l’esemplare. Fui fortunato e per diversi giorni lo incontrai e ne potetti constatare la grandezza e il volo leggero e aggraziato ma non solo…
Il lungo becco, l’altezza di quasi un metro, le zampe lunghissime (utili per muoversi e cacciare in acque poco profonde), l’enorme apertura alare (in realtà molto inferiore ai tre metri al massimo 185cm) e la presenza di penne remiganti nere (quelle che compongono gran parte dell’ala e sviluppano la portanza ovvero la forza che tiene in volo l’animale).
il tipico ciuffetto dietro la nuca è tipicamente primaverile ed è formato da piume chiamate ‘Aigrettes’ alla francese.
Ardea cinerea con tipico piumaggio primaverile – Foto Matteo Di Nicola
Gli aironi (e in generale la famiglia degli Ardeidi), quando stanno fermi, sembra spesso che non abbiano il collo ma in realtà questo è molto lungo e viene tenuto ritratto. E’ una strategia per la predazione e soprattutto per la pesca (oltre che per combattere il freddo in inverno credo!!!). Si mettono spesso sulle rive o all’interno di corsi d’acqua e risaie col collo ritratto ad aspettare che qualche pesce, anfibio, piccolo rettile o invertebrato arrivi alla loro portata ed allora, con una stilettata fulminea del becco, catturano la preda.
Garzetta (Egretta garzetta) – Foto Matteo Di Nicola
Airone cenerino (Ardea cinerea) – Foto Matteo Di Nicola
Airone rosso (Ardea purpurea) – Foto Matteo Di Nicola
Anche quando volano, gli Ardeidi tengono il collo ripiegato ad ‘S’. Ad esempio questo è un modo per riconoscerli da altri grossi uccelli come cigni o cicogne (che invece volano tenendo il collo dritto), quando sono lontani o magari in controluce e non si percepiscono i colori e le dimensioni.
L’Airone Cenerino che vidi io nel 1989, se non era il primo a farsi rivedere da queste parti, era di certo un pioniere!
Oggi gli aironi si sono ripresi il ‘loro’ territorio e non c’è nulla di più facile da osservare in Pianura Padana. D’estate soprattutto, ma anche d’inverno si possono vedere gli esemplari stanziali che non migrano.
Non c’è solo l’Airone Cenerino, ma anche lAirone Bianco Maggiore, la Garzetta, l’Airone Guardabuoi, la Nitticora, l’Airone Rosso, il Tarabuso, il Tarabusino…
Cenerini (Ardea cinerea) al nido, Nitticora (Nicticorax nicticorax) e Tarabuso (Botaurus stellaris) – Foto Matteo Di Nicola
Airone guardabuoi (Bubulcus ibis) e 3 agnellini – Foto Matteo Di Nicola
Ho scoperto recentemente, chiacchierando coi miei genitori (nati negli anni trenta) che in passato, quando gli Ardeidi erano ancora ben presenti nei campi della Pianura Padana, nel dialetto ormai quasi sparito della mia zona, venivano chiamati ‘j Sgôlgin’ (si pronuncia ‘i sgulgin’ con una normalissima u e l’accento sulla i finale!)
Le coltivazioni e le acque un poco più pulite rispetto a trent’anni fa e alcune diverse nostre abitudini hanno fatto in modo che la famiglia degli Ardeidi si sia riambientata perfettamente e colori i nostri campi di bianco di grigio e di rosso. Oggi col mio nipotino di 6 anni, in giro in bici per una buona ora e mezza ci siamo congelati un po’ i piedi ma ne abbiamo visti moltissimi… 3 Cenerini, 7 Garzette e 2 Aironi Bianchi Maggiori.
Di certo un bello spettacolo …come le fotografie di Matteo! Non vi pare?
Airone rosso (Ardea purpurea) in volo
Complimenti a Matteo di Nicola.
Grazie Michelle !
Due o tre settimane fa ho visto un airone cinerino passare in volo sopra la mia macchina, tra l’aeroporto di Linate e Peschiera Borromeo, dalle parti di cascina Boscana. Non mi sarei mai aspettata di vedere questo magnifico uccello così vicino alla città!
Già! Gli Aironi, dopo essere quasi spariti si sono riabituati molto bene all’hinterland Milanese. La presenza abbondnte di acqua, l’altezza della falda acquifera, le cave, i fontanili, le rogge e le coltivazioni aumentano la fitness di questi uccelli che si nutrono soprattutto di piccoli vertebrati e invertebrati spesso acquatici…
Ogni tanto, seppur di rado, quando lavoro a Milano mi capita di notare un airone che sorvola la città da molto lontano… Una cosa curiosa è che quando gli aironi (soprattutto i cenerini) sono a bordo strada e gli si passa vicino in macchina non mostrano la minima reazione, ma se si ferma l’auto, scappano! Sembra proprio che sappiano bene come interagire e sfruttare noi umani!!!
Grazie Monica e a presto. Continua a seguirci. Ho dato una sbirciatina al tuo bel sito e lo consiglierò di sicuro ad una mia amica!!
Ciao.
Stefano