Stefano Rossignoli 27 novembre 2010
Inizio la rubrica dedicata a personaggi di mia conoscenza con Giacomo Bracchi, una persona da cui ho imparato molto, ma che resta sempre inarrivabile per quanto riguarda la sua capacità di divulgare il pensiero scientifico, la facilità nel farlo e la sua chiarezza.
Ieri sera mi sono recato al Museo Civico di Storia Naturale di Piacenza dove Giacomo, insieme ad alcuni colleghi e alla Società Piacentina di Scienze Naturali avrebbe presentato al pubblico un Libro, scritto da lui e da Enrico Romani, sulla Flora della provincia di Piacenza, in realtà un testo molto tecnico, una cecklist aggiornatissima delle piante vascolari (ovvero con vasi interni adibiti al trasporto dei liquidi) di questa zona…
Giacomo era mio collega parecchi anni fa durante le mie prime visite guidate Milanesi e ancora poco tempo fa, qualche professore, professoressa o maestro/a mi confessava che avrebbe desiderato lui come guida!
La realtà però ha portato Giacomo a spostarsi in un luogo lontano da Milano dove condurre una vita più piena ed allo stesso tempo essenziale, almeno questa è la mia impressione. Mentre scrivo lui non è ancora al corrente della cosa e non è che l’abbia intervistato! Sono tutte mie impressioni e potrebbero non coincidere con le sue ma spero di no…e spero che mi dia il permesso di pubblicare questo piccolo articolo!
Ricordo sempre che Giacomo, quando aveva un nuovo collega (ed io per lui lo sono stato), come prima cosa pensava a farlo sentire bene e a rassicurarlo. Ricordo anche, come per il sottoscritto, i vestiti e le calzature semplici e spesso rovinati dal tempo ma il lavoro era quello che era e i soldi che entravano erano pochi.
Ma più che decantarvi Giacomo, mi sembra più adatto parlarvi della sua presentazione di ieri sera…
Si presenta così: Saluta tutti e poi:”Io sono Giacomo” Non sente il bisogno di metterci Dottore davanti al suo nome. Subito scende di due piani e parla alla gente con semplicità.
Comincia coi ringraziamenti. Non li lascia per ultimi!!! Ringrazia soprattutto le persone che hanno ‘lavorato nell’ombra’, dietro le quinte, ma che sono state preziose per portare a termine questo lavoro infinito.
Sottolinea l’importanza della parte che si occupa della ricerca e la parte divulgativa e didattica e dell’utilità di questo lavoro in ambito agricolo, forestale e di gestione del territorio.
Ripercorre la cronistoria degli studi sulla flora piacentina dai primi del ‘500 con Ulisse Aldrovandi che studia i dati raccolti da un medico (Antonio Anguissola) in un erbario di 59 specie …che potrebbe essere anche il mio che ne racchiude poco più di 60 tutte della mia zona… fino ad arrivare alle 2531 della cecklist attuale
Giacomo è capace di intrigare il pubblico.
Se questo blog fosse suo avreste di certo innumerevoli spunti e motivi di interesse!!!
Parla di fasce vegetazionali (ovvero della diversa collocazione delle piante in base alla quota/clima) senza chiamarle così e rendendo l’idea al pubblico che per la maggior parte non è fatto da esperti del settore…
Una caratteristica eccezionale è che l’ascoltatore, anche se competente, non si annoia perchè la sua preparazione è sempre sopraffina e c’è sempre da imparare qualcosa.
Non mancano le curiosità per smorzare un po’, anche alcuni aneddoti per spiegare le origini dei nomi delle piante.
Resto stupito quando riesce a spiegare come si utilizza una chiave dicotomica (ovvero un metodo per determinare le specie delle piante che funziona a bivii) che serve per determinare alcune Rosaceae (la famiglia delle rose).
Parla di faccende complicatissime a ‘non scienziati’ e questi pendono dalle sue labbra!
Spiega faccende di omonimia, di sinonimia che potrebbero essere noiose, invece le rende affascinanti…
E sottolinea sempre l’importanza dello studio della flora del Piacentino che si rivela come un crocevia tra le specie più settentrionali e più meridionali che nel Piacentino trovano il limite settentrionale o meridionale della loro diffusione. Racconta delle piante ALLOCTONE (quelle esotiche, non originarie della zona) di quelle più o meno invasive che possono mettere a repentaglio le specie AUTOCTONE (originarie del luogo) e ci riesce…
Riesce a far conoscere qualcosa di più del suo territorio ed è quello che deve fare un buon divulgatore.
Non è questione solo di dare piacere nell’ascolto, ma come ha ricordato un suo collega poco prima della presentazione di Giacomo, è importante far conoscere.
Conoscere per conservare, per sapere come muoversi in un territorio che è in continua evoluzione ed i cui cambiamenti sono anche segnali da decifrare per comprenderlo meglio e per sapere come trattarlo.