Stefano Rossignoli 14 Novembre 2010
Il lavoro di ‘fossil preparator’ ovvero italianizzato in ‘preparatore di fossili’ mi ha portato la scorsa estate a restaurare per dei privati, un pesce fossile acquistato negli anni ’50, molto malconcio, proveniente dagli scavi dell’eocene medio di Bolca e a farne orgogliosamente un pezzettino da museo…
Questo lo spettacolo che mi si è presentato davanti agli occhi quando sono andato a visitare il pezzo per la prima volta:
Come vedete, fratture sparse in ogni dove, una davvero importante ed anche la lastra parzialmente scivolata fuori dalla sua sede…
Come ho agito?
Come sempre, prima di metterci le mani mi sono studiato un po’ il problema, vagliando diverse possibilità di intervento, poi, dopo una decina di giorni ho cominciato a seguire la ‘tabella di marcia’ che mi ero prefissato.
Prima di tutto ho dovuto estrarre del tutto il fossile dalla sua sede e mi son reso conto che era stato cementato, sia alla cornice di legno che ad una lastra di marmo sottostante. La lastra di marmo era incollata alla cornice in legno e si è rotta mentre il legno si imbarcava e si curvava col tempo e la stagionatura…
Dopo l’estrazione ho appurato che alcuni pezzi della lastra si muovevano pericolosamente ed uno, appena toccato, si è staccato rompendosi poi in tre pezzi (uno grande e due molto piccoli). Il profilo esterno della lastra era in pezzi a causa della fratturazione dei bordi cementati
Il tutto quindi richiedeva una incollatura, poi un nuovo profilo esterno ed un successivo consolidamento generale.
Non essendo un pezzo da studiare, ma ‘ semplicemente’ da esporre, ho considerato più importante il lato estetico rispetto a quello meccanico, non sottovalutando il fatto che facilmente sarebbe finito appeso e la lastra finita pesava almeno 35kg.
Tutto l’intervento, alla fine sarebbe dovuto risultare quasi invisibile, almeno ad un occhio da ‘non preparatore’
Allora ho proceduto in questo modo:
Dopo il controllo delle fratture, ho staccato lo staccabile, l’ho ripulito accuratamente e l’ho riincollato nella sua sede originale partendo dalla ricomposizione dei pezzi più piccoli. In questo caso, dovendo incollare più pezzi, bisogna essere precisi e quasi non si deve vedere la frattura dopo avere avvicinato i due lembi… Un buon modo per ottenere ciò è utilizzare colle molto liquide (che però hanno ‘il vizio’ di fare incollature fragili!).
Lo stesso collante poi l’ho iniettato, più che altro facendolo scorrere per capillarità, nelle fratture meno pronunciate. Una di queste rendeva una parte laterale, mobile, ma non asportabile e riincollabile.
Il collante che ho utilizzato diventa lucido quando asciuga allora, dopo diverse ore di essicazione, ho reso opachi i bordi delle fratture con della tela smeriglia.
Lo stesso trattamento l’ho fatto sia dal lato del fossile, sia da quello opposto (posteriore).
Prevedendo poi che il lato posteriore a lavori ultimati non sarebbe stato visibile, ne ho approfittato per spalmarci un sottile spessore di una resina plastica bicomponente modellabile con una spatola e con la quale ho anche ricostruito i lati della lastra.
La stessa resina l’ho utilizzata per chiudere e riempire definitivamente le micro fratture che erano rimaste sul lato visibile.
La resina era grigia e quindi l’impatto estetico che sarebbe stato trascurabile in caso di studio del fossile, non era accettabile ed ho dovuto ricorrere ad una parziale colorazione della zona limitrofa alle fratture.
Del fossile in particolare non ho parlato perchè era abbastanza in buone condizioni ed ha richiesto solo pochissime attenzioni e qualche ‘trucco’ del mestiere. Già in sede di confezionamento era stato ritoccato un poco per ‘migliorarne’ l’estetica. Le virgolette sono d’obbligo perchè un fossile non andrebbe mai ritoccato. Si ricavano tutte le informazioni possibili da quel che c’è e non si inventa altro, ma anche questo fa parte della storia affascinante di certi fossili, come quello che è capitato tra le mie mani poco tempo fa.
E dopo qualche tempo sul mio tavolo-laboratorio casalingo, ecco il risultato
…pronto per i riflettori!
I loro riflettori! Voi purtroppo dovrete accontentarvi di una miniatura!!!
Avrei giusto qualche migliaio di fossili da preparare,
anche se sono dell’idea di lasciarli come sono, nella tua mail hai ragione, ad.es i collezionisti quasi sempre lasciano e gettano le camere di abitazione delle ammoniti perchè lisce, sigh. Ancora complimenti per il sito
E’ vero Massimiliano! Sono d’accordo con te. Il tutto è sempre dettato dal dare un valore economico ed estetico e non scientifico al fossile. Lo stesso secondo me vale per le ‘giunte’ delle parti mancanti ad altri numerosi fossili.
Per essere più preciso e parlare dell’intervento che ho fatto su questo pesce.
C’era un graffio molto evidente e bianco su una parte nettamente colorata da chi lo confezionò circa 60 anni fa e non ho fatto altro che dare una piccola pennellata a tempera con un colore simile e sfumarla per non dare nell’occhio! Ovviamente non farei mai una cosa del genere in un fossile da studiare e nemmeno da esporre in mostre e musei. Certo cercherei innanzi a tutto di non graffiarlo!!!
Grazie mille per i complimenti e a presto!
Stefano!